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Tlc: Ansip, i 28 contro accesso tv, sport online da estero

Tentativo annacquare proposta Commissione Ue con tetto giorni

Tlc: Ansip, i 28 contro accesso tv, sport online da estero

Redazione Ansa

BRUXELLES - Gli stati membri stanno cercando di bloccare la proposta della Commissione Ue per il libero accesso dall'estero a sport, musica o serie tv su internet per cui si paga già un abbonamento nel proprio Paese di residenza. E' la denuncia del vicepresidente della Commissione Ue per il mercato unico digitale Andrus Ansip, lanciata in un incontro ristretto con la stampa. La 'rivoluzione' avviata da Bruxelles a dicembre in base a cui anche quando si viaggia in Europa si deve poter accedere ai contenuti online per cui si paga una sottoscrizione dove si abita, che va in parallelo con la decisione sulla fine dei sovraccosti del roaming da metà 2017 e la riforma del copyright in corso, è ora messa in pericolo dai Paesi Ue che stanno analizzando il provvedimento al Consiglio.

 

Anche se la situazione è in evoluzione continua, c'è il tentativo di introdurre un tetto massimo di giorni consentiti all'anno in cui garantire la "portabilità" di partite di calcio o film per i quali comunque si è pagato quando ci si trova in un altro Paese Ue per vacanza o lavoro. Una misura fortemente limitante che i 28 avevano cercato già di introdurre per non eliminare del tutto il roaming, poi evitata con l'introduzione del principio di "uso equo". "Sono molto infastidito da questi sviluppi", ha sottolineato Ansip, "alcuni stati membri chiedono un numero di giorni di portabilità, ma quello che paghi è tuo e devi poterne usufruire dove vuoi". Un concetto che poco si concilia con il principio del libero movimento sia di lavoratori che di viaggiatori.

 

"Allora che succede, dobbiamo cominciare ad armonizzare anche il numero di giorni di vacanze in Ue? O limitare il numero di giorni di lavoro all'estero?", è sbottato il vicepresidente della Commissione. Non solo. Un'altra misura che stanno cercando di introdurre i 28 che non va giù ad Ansip è l'estensione del periodo transitorio per adeguarsi alle nuove norme, sino a due anni. A pestare i piedi, hanno riferito alcune fonti europee, inizialmente molti paesi, tra cui Gran Bretagna e Austria, mentre ora resterebbero in particolare Francia, Spagna, Portogallo e anche Italia, sebbene quest'ultima smentisca.

 

Misure di questo tipo, tra l'altro, per Bruxelles non fanno altro che indirizzare i consumatori verso tutto ciò che è illegale. Senza contare che mettere a punto un sistema per cui - da definire tra l'altro di chi sarà la competenza, se del fornitore di contenuti o di quello internet - si traccia il numero di accessi dall'estero, la loro durata e il tipo di contenuti visionati, da una parte rischia di violare la privacy e dall'altra "è molto costoso" per le aziende stesse. "Alla gente non piace, e nemmeno a me", ha aggiunto Ansip, che ha ribadito anche la sua contrarietà alla "tassa sui link" ma anche alla "tassa su Youtube, nemmeno mai nominata".

 

La riforma integrale del copyright è attesa nella seconda metà dell'anno, ha confermato Ansip, mentre per quanto riguarda la regolamentazione delle piattaforme internet "è impossibile farlo con un solo provvedimento", per cui si procederà "passo per passo evitando un approccio orizzontale" con regole generali che poco si adattano alla varietà dei servizi offerti online. Intanto a maggio è atteso il primo provvedimento anti-geoblocking, ovvero per eliminare il divieto oggi spesso presente di poter fare shopping online in altri Paesi. Questo però, per ora, riguarderà solo i "beni materiali". Quelli protetti da diritti d'autore rientreranno invece nel pacchetto sul copyright più avanti nell'anno.

 

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