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Olanda dice 'no', monta paura Brexit e implosione Ue

Migranti, crescita, terrorismo: Europa paga sua indecisione

Redazione Ansa

BRUXELLES - Un altro 'no' dell'Olanda mette in crisi l'Europa. Il referendum consultivo che ieri ha bocciato la ratifica dell'accordo Ue-Ucraina rischia di far implodere la Ue. E' solo una goccia in più, di fronte a crisi epocali come quelle dell'immigrazione, del terrorismo, della sicurezza e della crescita, per non parlare della destra al governo in Polonia che stravolge le regole costituzionali, della Slovacchia che porta davanti alla Corte di Giustizia il principio della ricollocazione dei migranti, dell'Ungheria che costruisce muri, della Grecia al collasso e della Spagna senza governo.

 

Indecisa a tutto per dieci anni, l'Europa rischia di crollare ora che la Commissione prova a forzare la mano a governi costretti ad inseguire le opinioni pubbliche affascinate dal populismo. E' quindi il significato politico del voto olandese a far montare la paura nei palazzi di Bruxelles, a spaventare David Cameron e a far esultare gli euroscettici. "Il presidente Jean Claude Juncker è triste", sintetizza il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas. Rivela che il lussemburghese "ha passato la notte al telefono con i leader europei" ed assicura che la Commissione "resta fermamente impegnata a sviluppare i rapporti con l'Ucraina". Tuttavia "è evidente che l'Europa è a un passo dall'implosione", come osserva anche Gianni Bonvicini, analista di affari europei e vicepresidente vicario del think tant Iai.

 

Nel discorso di insediamento Juncker aveva avvertito che questa era "la Commissione dell'ultima chance". L'accavallarsi delle crisi fanno pensare che non ce ne sarà un'altra? Schinas replica che il governo Ue ha "altri quattro anni di mandato e saremo giudicati da quello che avremo fatto". Poi ricorda che Juncker è "forte" perché è stato il primo ad essere arrivato all'ultimo piano del Berlaymont con un tentativo di elezione diretta, grazie al processo degli 'spitzenkandidaten'. Ma è chiaro che la "tristezza" di Juncker riflette la frustrazione di un esecutivo che non trova sponda nei 28 governi europei. Le conseguenze pratiche del voto, spiega oggi Schinas, "dipendono dal governo olandese". Il referendum è solo consultivo. Sta quindi al premier Mark Rutte, che detiene anche la presidenza europea di turno, decidere se davvero seguire l'indicazione di una consultazione che ha avuto il 38% di affluenza e sarebbe stato vinta (condizionale d'obbligo, in attesa dei risultati ufficiali che saranno pubblicati solo il 12 aprile) dal 'no' col 62%.

 

Gli altri 27 paesi europei e il Parlamento hanno comunque già ratificato l'accordo. E i fini giuristi Ue possono trovare formule che non facciano morire il Trattato per cui in Ucraina è scoppiata una guerra civile. La staffilata del premier russo Dmitri Medvedev a Kiev (il risultato è "un indicatore dell'atteggiamento degli europei verso il sistema politico ucraino", ha twittato) dà un'idea delle conseguenze a est. Ma il problema per l'ovest è nel segnale politico lanciato da un paese fondatore dell'Unione europea che boccia di nuovo l'idea di Europa sempre più unita, 11 anni dopo aver respinto - anche nel 2005 con un referendum - la Costituzione europea.

 

"Il tema del rapporto della Ue con l'Ucraina - dice Bonvicini all'ANSA - ha valenza strategica per l'Europa, perché implica decidere l'atteggiamento verso Mosca e Putin. Quindi non avrebbe dovuto essere sottoposto a referendum. E' stata una leggerezza politico-istituzionale del governo". Ieri "la gente non ha ragionato, ha ascoltato le paure di pancia e ha votato contro la paura di nuove ondate di immigrati dall'Ucraina".

 

Ma lo schema può ripetersi il 23 giungo in Gran Bretagna, con il referendum sulla Brexit voluto da Cameron per vincere le elezioni a maggio 2015. Ora il premier conservatore, che rischia di passare alla storia come quello che ha distrutto il Regno Unito, sente montare la paura di perdere. "Spero che il referendum in Olanda non abbia ripercussioni sulla Brexit" ha detto oggi. Epperò è stato proprio Nigel Farage, il leader degli euroscettici dell'Ukip, a schierarsi al fianco di Geert Wilders e a fare campagna per il 'no'. Ed oggi ha esultato: "E' stata una magnifica vittoria della democrazia".

 

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