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Vienna sfida Bruxelles, contro vertice senza Ue e Atene

Tensioni su migranti. Controlli Belgio a frontiere con Francia

Vienna sfida Bruxelles, contro vertice senza Ue e Atene

Redazione Ansa

BRUXELLES - Il Belgio mette le mani avanti e introduce i controlli alle frontiere con la Francia per evitare che i migranti sgomberati dalla Giungla di Calais cerchino riparo sul suo territorio. Ma il tribunale amministrativo di Lille ha rinviato la decisione sulla legittimità dello smantellamento della tendopoli, e anche l'ultimatum ai migranti è slittato. Il rischio è che nell'area portuale di Zeerbrugge ne arrivino a migliaia, avverte il ministro dell'Interno belga Jan Jambon, che sul confine ha inviato 250-290 poliziotti al giorno.

 

Intanto l'Austria, al centro di accese critiche per i "tetti" introdotti sull'accoglienza e il transito dei richiedenti asilo, affila le armi in vista del consiglio Interni Ue di giovedì e risponde a Bruxelles: "le nostre misure sono legali". Per domani a Vienna i ministri Sebastian Kurz e Johanna Mikl-Leitner hanno invitato gli omologhi di Albania, Bosnia, Bulgaria, Kosovo, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Molte di queste capitali stanno già seguendo l'esempio dell'Austria quanto a misure e controlli restrittivi e l'incontro di domani, ha tutte le caratteristiche di un contro-vertice, sia perché sono stati platealmente tagliati fuori Commissione Ue, presidenza olandese di turno, e Grecia, sia perché per giovedì a Bruxelles, era già stata organizzata una colazione di lavoro con i Balcani e la Turchia.

 

L'iniziativa di Vienna ha mandato su tutte le furie il premier Alexis Tsipras, che in una telefonata al suo omologo olandese Mark Rutte ha espresso le sue frustrazioni. Il portavoce dell'esecutivo Ue Natasha Bertaud ha espresso "preoccupazione" per il formato irrituale della riunione, mentre il commissario Dimitris Avramopoulos e il ministro dell'Interno olandese Klaas Dijkhoff hanno ammonito: "Tutti gli Stati membri agiscano in uno spirito congiunto di solidarietà e responsabilità". In serata, Avramopulos ha scritto al ministro austriaco sollecitandola a "riconsiderare le misure unilaterali".

 

Dopo il rafforzamento dei controlli alle frontiere dei Paesi della rotta balcanica, e in particolare a quella macedone - dove nell'area di Idomeni le autorità di Atene hanno portato via a bordo di bus centinaia di migranti rimasti bloccati dopo i controlli - il rischio di crisi umanitarie, soprattutto in Grecia, è più vicino. Bruxelles ha chiesto a "tutti" sul percorso "di preparare piani di emergenza". E anche l'Unhcr guarda preoccupato "il caos" che si sta creando in vari punti delle frontiere.

 

Il primo ministro ceco Bohulasv Sobotka, facendosi portavoce anche degli altri tre Paesi di Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Polonia) è tornato a caldeggiare il rafforzamento della frontiera tra Macedonia e Grecia, dove molti Stati stanno inviando contingenti di rinforzo. Rafforzano la Macedonia e non la Grecia, fanno osservare fonti Ue. Nel timore che i nuovi controlli producano cambiamenti di rotte, il ministro dell'Interno albanese Saimir Tahiri si è incontrato con Avramopoulos in cerca di rassicurazioni. Perché nonostante un calo del 40% di arrivi di migranti a gennaio rispetto a dicembre registrato da Frontex, i flussi dalla Turchia, già a febbraio sono risaliti, e sembra che il Paese della Mezzaluna non stia collaborando come dovrebbe.

 

In queste ore una missione della Commissione è ad Ankara, per capire come andare avanti. Il piano d'azione Ue-Turchia sarà al centro del vertice straordinario dei leader dei 28 col premier Ahmet Davutoglu, fissato per il 7 marzo. Prima di allora è impensabile che la Commissione europea presenti le sue proposte per una revisione del Regolamento di Dublino. Intanto il direttore esecutivo di Frontex avverte sul futuro che attende l'area Schengen: il numero di arrivi nel 2016 sarà pari a quello del 2015.

 

 

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