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Ppe attacca ancora Renzi, basta flessibilità all'Italia

Moscovici, il dialogo è aperto ma stop a discussioni senza fine

Ppe attacca ancora Renzi, basta flessibilità all'Italia

Redazione Ansa

BRUXELLES - Il 'falco' Manfred Weber, capogruppo del Ppe al Parlamento europeo ed esponente dell'ala dura della Csu bavarese, torna ad attaccare il premier Matteo Renzi dalla plenaria di Strasburgo. E stavolta lo fa chiudendo alla flessibilità aggiuntiva richiesta dall'Italia alla Ue, perché secondo lui i margini sono finiti.

 

Una tesi che la Commissione non conferma, anzi: per il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici il dialogo resta aperto e le risposte arriveranno a maggio. Ricorda però, ancora una volta, che l'Italia è il Paese che finora ne ha beneficiato più di tutti e che "non si può senza sosta aprirne di nuove, di discussioni sulle flessibilità". Intanto il premier Renzi, dal Ghana, invita a smetterla con le "polemicucce" per riguadagnare una "strategia di lungo periodo", la sola che può risolvere il problema dell'immigrazione.

 

Weber già a gennaio aveva accusato Renzi di mettere a rischio la credibilità della Ue a vantaggio del populismo. Oggi è tornato all'attacco: "La Commissione europea negli ultimi anni ha dato massima flessibilità. Ma ora anche i commissari socialisti, penso a Moscovici, constatano che non ci sono più ulteriori margini", ha detto il presidente dei popolari europei. Ma Moscovici non vuole dare anticipazioni sulle decisioni che saranno prese a maggio, invitando solo ad evitare scontri inutili tra Italia ed Europa e spiegando che Bruxelles ha "un dialogo aperto con le autorità italiane sulle nuove richieste di prendere in considerazione le spese per i rifugiati o la lotta al terrorismo". "Dobbiamo cercare il compromesso dove possibile, è questo quello che farò", ha precisato.

 

La partita sulla flessibilità è quindi ancora aperta e il risultato si avrà solo a maggio. Qualcosa, però, si potrebbe capire già giovedì con le previsioni economiche d'inverno di Bruxelles. Dai dati su pil, disavanzo e deficit strutturale 2015 e 2016 si capirà se l'Italia va nella direzione di uno scostamento 'significativo' dagli obiettivi, oppure se la deviazione è tollerabile, e quindi ci sono i margini per concedere l'ulteriore flessibilità richiesta senza troppo compromettere i conti e rendere il rientro nel 2017 troppo doloroso.

 

Le richieste dall'Italia sono su tre fronti: riforme (0,1% del pil), investimenti (0,3%) e migranti (0,2%). La prima è la meno problematica, visto il percorso di riforme ben avviato e di recente plaudito anche dalla Merkel. La seconda ha bisogno di dati precisi sul tipo di investimenti co-finanziati dalla Ue e già messi in cantiere. La terza è un'incognita, sia economica che politica. Economica perché la Commissione è scettica sulla destinazione di quello 0,2% già inserito in Legge di stabilità che ha fatto lievitare il deficit al 2,4%, e politica perché aprirebbe la strada ad un ripensamento per tutti delle spese per i migranti.

 

Ma il premier Renzi continua a difendere la sua linea: "E' finito il tempo in cui l'Europa ci dice cosa dobbiamo fare: noi diamo a Bruxelles venti miliardi e ne riceviamo undici. Vogliamo lavorare ma non prendiamo lezioncine", ha detto in Ghana, sottolineando come l'Ue sia "molto lontana dai valori dei padri fondatori". A sostegno della linea si schiera compatto il Pd a Strasburgo: "Il collega Weber è un recidivo e rischia di diventare un sabotatore delle intese politiche che sono alla base della coalizione del presidente Juncker", ha detto Gianni Pittella, capogruppo S&D. E gli europarlamentari Pd Roberto Gualtieri, Pina Picierno e Simona Bonafè sottolineano che la flessibilità chiesta dall'Italia non è nuova ed è già prevista dalle regole.

 

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