Rubriche

Migranti: Ue preoccupata, Stati mantengano promesse

Serve riforma Dublino. Domani vertice, Turchia e Siria i nodi

MIGRANTI: UE PREOCCUPATA, STATI MANTENGANO PROMESSE

Redazione Ansa

BRUXELLES - Rinforzi a Frontex e all'Ufficio Ue per l'asilo che non arrivano. Soldi invocati dalla Ue per fondi in favore di Africa e Siria che restano nei forzieri degli Stati membri nonostante le promesse. Incomprensioni sul significato di 'hotspot': con Francia, Germania e Finlandia che li intendono anche come centri di attesa per gli asilanti e di detenzione per i migranti da rimpatriare, mentre Italia e Grecia frenano. La discussione dei leader dei 28 sui migranti promette anche domani - quarto vertice dell'anno centrato sull' immigrazione - discussioni, soprattutto di politica estera, mentre Commissione e presidenza del consiglio europeo sono pronti a incalzare sul tema delle guardie di frontiera europee e lo smantellamento del regolamento di Dublino, su cui il premier Matteo Renzi avrà probabilmente qualcosa da dire.

 

JUNCKER E TUSK - Alla vigilia, Jean Claude Juncker al Parlamento Ue promette che "esigerà" dai governi "il rispetto degli impegni" e promette "presto" una proposta per l' immigrazione legale. Quella sulla "revisione di Dublino" arriverà forse a marzo. Ci sono ancora alcune resistenze, ma intanto anche Donald Tusk la evoca ormai apertamente nella lettera ai leader e la Commissione la definisce "necessaria". Proprio oggi alla Camera il premier Matteo Renzi rivendica che "sull'immigrazione l' Italia aveva ragione, il resto dell'Ue no", sottolineando che siamo stati noi a "dire che era il momento di cambiare la politica della Ue".

 

GLI HOTSPOT - Sul piano pratico qualcosa sta migliorando, dicono oggi gli esperti della Commissione che hanno presentato i rapporti su Italia e Grecia. Il primo hotspot italiano ha cominciato a funzionare, le prime ricollocazioni sono partite - si prevede che un altro centinaio lasci l'Italia la settimana prossima - assieme ai primi rimpatri dei migranti economici. Ma resta ancora "molto lavoro" da fare. Resta il contrasto sulle regole da seguire per i migranti in attesa di valutazione delle loro richieste di asilo. La Commissione sottolinea che devono esserci "centri di detenzione" per chi è in attesa di espulsione, dall'Italia si sottolinea che è impossibile pensare di costruire "campi chiusi" per centinaia di migliaia di persone.

 

I NUMERI - Intanto piange il piatto degli aiuti promessi: dei 2.300 milioni chiesti dalla Commissione agli stati membri per i trust fund in favore di Siria e Africa ne sono arrivati finora appena 17 da quattro paesi (Germania, Italia, Spagna e Lussemburgo) e dei 500 per aiuti umanitari, ne mancano ancora oltre 225.

 

Persino per fornire più personale a Frontex e Easo i governi frenano: dei 775 agenti richiesti per l'agenzia delle frontiere, ne sono arrivati finora solo 41. In compenso Slovacchia e Repubblica Ceca restano solidali con Orban e al patto di Visegrad. E mandano le loro guardie di frontiera in aiuto all'Ungheria invece che a Frontex.

 

LE MEDIAZIONI - "I leader faranno bene a parlarsi chiaramente" ha ammonito oggi Frans Timmermans prima di partire per Ankara e Istanbul per il "cruciale" negoziato con la Turchia per il piano di azione che la Ue vuole mettere in atto per frenare l'afflusso verso la Grecia e la rotta dei Balcani. Già domani farà rapporto: saranno infatti i grovigli di politica estera in Siria e Turchia ad essere al centro della discussione nella cena dei leader a porte chiuse ed il vero tema del summit. L'entrata in scena della Russia forza la Ue al "realismo", dando mandato a Federica Mogherini per un'offensiva diplomatica in appoggio al negoziato a guida Onu che vuole coinvolgere anche Iran, Arabia Saudita, Turchia, paesi del golfo, Stati Uniti ma anche il Cremlino e (nonostante le resistenze francesi) Bashar al Assad per immaginare la "transizione" e la fine della guerra civile. Ma "tutto ruota" attorno alla Turchia, spiegano alte fonti diplomatiche europee. La Ue è pronta a "concessioni", ma non vuole "apparire col cappello in mano". E certamente dirà no alla 'safe zone' in Siria che Erdogan ritiene prioritaria.

 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it