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Strasburgo, referendum fuori standard internazionali

Preavviso troppo breve, quesito poco chiaro, niente osservatori

Redazione Ansa

(ANSA) - STRASBURGO, 2 LUG - Preavviso troppo breve, quesito poco chiaro e impossibilità di mettere in campo gli osservatori internazionali: sono i principali motivi per cui il Consiglio d'Europa ha sostanzialmente bocciato le modalità del referendum indetto dal premier Alexis Tsipras per domenica prossima in Grecia. Modalità che diverse fonti a Strasburgo, compreso il segretario generale Thornbjorn jagland, definiscono "non in linea con gli standard europei" fissati dalla Commissione di Venezia.

Un mancato rispetto che è stato evidenziato anche da Jean Claude Juncker ieri nella riunione straordinaria (a porte chiuse) con il gruppo del Ppe al Parlamento europeo in cui i 'popolari' hanno definito la strategia per la campagna per il 'sì' fino a domenica prossima.

Ad essere messi in discussione, anche se Bruxelles non ha sollevato alcuna eccezione di legalità del referendum, sono gli standard definiti nel "Codice di buona condotta sui referendum" adottato dalla Commissione di Venezia nella sessione plenaria del 16-17 marzo 2007.

Secondo Jagland, il referendum di domenica non rispetta i parametri. Innanzitutto perché ai greci è stata data una sola settimana per formarsi un'opinione mentre il Codice, per quanto non vincolante, prevede infatti che almeno due settimane prima del voto venga inviato a tutti i cittadini un "rapporto esplicativo o materiale informativo bilanciato" sul quesito referendario.

"Cruciale" è poi la questione della chiarezza della domanda posta. Il testo, afferma la commissione consultiva del Consiglio d'Europa, non deve contenere "alcuna ambiguità, o suggerire una determinata risposta". Inoltre "gli elettori devono essere informati dell'impatto che avrà la loro scelta, e quindi gli effetti del referendum".

Un aspetto, quest'ultimo, che di fatto è al centro del referendum stesso. Tanto che il governo greco lo ha indetto su una proposta di salvataggio già scaduta, mentre il presidente della Commissione europea lunedì scorso ha affermato che "votare 'no' significa dire 'no' all'Europa". Non secondario è il problema della pressione messa da l governo di Atene. Tra le 'Osservazioni' della relazione illustrativa che accompagna il Codice è sì indicato esplicitamente che nel caso dei referendum, a differenza delle elezioni politiche, è "legittimo per i diversi organi di governo comunicare il proprio parere" nel dibattito a favore o contro.

Le autorità però, è sottolineato, "non devono abusare della propria posizione". Dovrebbe essere quindi assicurata una copertura mediatica equilibrata tra favorevoli e contrari.

Infine nelle linee guida si fa riferimento al ruolo degli osservatori sia nazionali sia internazionali, un punto sottolineato anche dal segretario generale del Consiglio d'Europa. Il loro compito deve essere quello di assicurare che non solo il voto, ma l'intera campagna referendaria, si svolgano rispettando gli standard internazionali. (ANSA).

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