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Tlc: Cina pronta a investire Piano Juncker, caccia ai progetti

Ambasciatrice, forte interesse. Primo incontro banche-regioni

Redazione Ansa

BRUXELLES - La Cina è pronta a investire in Europa attraverso il Piano Juncker, in particolare - ma non solo - nel settore delle tlc. Con un primo incontro a Bruxelles tra le principali banche cinesi e diverse regioni europee, tra cui la Toscana per l'Italia, si è aperta la caccia di Pechino ai progetti degni d'interesse cominciando dal digitale. E se per il momento nessuno osa ancora avanzare cifre concrete, la certezza è che "la Cina è nella posizione di investire" in Europa, ha assicurato l'ambasciatrice cinese presso la Ue Yang Yanyi, ricordando che Pechino è il terzo investitore mondiale. Con la svolta avviata dalla leadership cinese che ha deciso di cambiare modello economico puntando a un nuovo sistema produttivo basato su innovazione, ict e competitività, il Celeste Impero guarda ora più a Ovest che a Est.

 

"C'è un forte interesse da parte cinese a cofinanziare progetti sotto il Piano Juncker", ha sottolineato Yang Yanyi, perché "va nell'interesse reciproco" delle due aree. "La Cina è in una nuova fase di aggiornamento delle sue strutture economiche e anche l'Europa sta cambiando lasciandosi la crisi alle spalle, siamo nella stessa pagina ora", ha spiegato l'ambasciatrice. I settori che più interessano Pechino sono, oltre a tlc e digitale (da cloud e big data sino all'internet delle cose passando per l'e-commerce), anche modernizzazione dell'agricoltura, crescita verde, protezione dell'ambiente, lotta al cambiamento climatico, urbanizzazione con città ed energia intelligenti.

 

"Il nostro obiettivo con il Piano Juncker è mobilitare la liquidità, quella della Cina inclusa" perché, ha messo in chiaro Alessandro Carano, senior adviser della Dg Ecfin della Commissione, "il mercato Ue è aperto". Questo, però, rassicura, non vuol dire l'invasione dei capitali cinesi in Europa: "spetta a imprese e enti locali decidere il mix finanziario" dei propri progetti, senza contare che la Bei già da tempo raccoglie sui mercati anche capitali cinesi per finanziare iniziative europee. In ogni caso, aggiunge il presidente di ChinaEU Luigi Gambardella, organizzatore del primo incontro tra investitori cinesi e regioni europee, "si tratta di prestiti, non di controllo di quote di società".

 

Per ora, spiega, "è troppo presto per dire quanto i cinesi investiranno, ma le potenzialità sono enormi, pensiamo solo all'annuncio da 100 mld di investimenti fatto in Brasile". Intanto Pechino e regioni hanno fatto il primo passo per passare dalle parole ai fatti: Toscana, Berlino, Catalogna, Estremadura, Lodz, Azzorre e Ile-de-France hanno presentato al Comitato delle Regioni Ue i loro progetti tlc in cerca di finanziamenti alle banche cinesi Icbc, China Construction Bank, Agricultural Bank of China, Bank of China, e la Hsbc di Hong Kong. Presenti anche i grandi gruppi cinesi tlc tra cui Huawei e Zte, oltre alla Hutchison Whampoa di Hong Kong. "Il nodo è identificare progetti buoni", ha avvertito l'ambasciatrice cinese, poi "sia al massimo livello politico che a quello locale e delle imprese sia cinesi che Ue c'è un interesse crescente per espandere la cooperazione".

 

 

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