(ANSA) - BRUXELLES, 20 MAG - La giornata chiave per il futuro
del 'made in' sarà il prossimo giovedì, quando al Consiglio Ue
competitività i 28 cercheranno di trovare un compromesso sulla
base di una proposta della presidenza lettone che ne chiederà
l'applicazione per settori. E l'Italia, strenua sostenitrice del
provvedimento, si prepara a dare battaglia. Contatti ai massimi
livelli ci sono già stati tra Roma e Berlino per ammorbidire la
posizione della Germania e del fronte del 'no'. E' il quadro che
emerge dopo l'ultima riunione degli ambasciatori dei 28.
Dopo il rapporto presentato dalla Commissione Ue lo scorso 6
maggio, che individua l'impatto sui diversi settori economici
dell'indicazione di provenienza per garantire la sicurezza dei
prodotti, la presidenza lettone ha lavorato su un possibile
compromesso partendo dai risultati. Questi identificano, sui sei
settori presi in esame (giocattoli, arredamento, elettronica di
consumo, tessile, calzature e ceramiche), benefici chiari solo
per gli ultimi due. L'Italia punta a tutti ad eccezione dei
giocattoli, ma se anche passassero solo calzature e ceramiche
sarebbe un risultato rilevante in quanto verrebbe per la prima
volta affermato il principio dell'identificazione dell'origine
dei prodotti venduti in Europa (Ue o extra Ue), così come del
resto già avviene in Cina e negli Stati Uniti. Nel compromesso
avanzato da Riga, c'è anche una revisione delle norme, che
potrebbero in futuro poter eventualmente essere gradualmente
estese anche ad altri settori. La partita viene giocata da Roma
su tutti i tavoli. Secondo quanto si è appreso, il premier
Matteo Renzi ne ha parlato con la cancelliera Angela Merkel che,
pur avendo ribadito la contrarietà di Berlino, ha assicurato che
in caso di accordo politico tra i 28 non sarà lei a bloccarlo. E
il ministro allo sviluppo economico Federica Guidi ne dovrebbe
parlare ancora domani con il collega tedesco Sigmar Gabriel. A
Bruxelles, intanto, alla riunione odierna degli 'sherpa' la
Polonia, finora contraria, ha dato il suo sostegno al varo di un
compromesso la prossima settimana indebolendo così in modo
significativo il fronte degli irriducibili contrari che però può
ancora contare su Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Belgio,
Olanda e Irlanda. La presidenza lettone ha comunque deciso di
fare il tentativo, inserendo all'ordine del giorno della
riunione di giovedì prossimo, un dibattito pubblico sul tema con
l'obiettivo di raggiungere un'intesa su un approccio generale.
L'Italia resta determinata a portare a casa il dossier e come
'ultima ratio' potrebbe anche minacciare di bloccare tutto il
pacchetto se l'articolo 7 relativo al 'made in' - che ha
ricevuto il sostegno di Europarlamento e Commissione Ue - non
dovesse passare o essere eliminato dal provvedimento come
continuano a chiedere i Paesi contrari.(ANSA).
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Made in: Italia all'attacco,su tavolo 28 ipotesi compromesso
Roma 'chiama' Berlino e si prepara a dare battaglia