Rubriche

Ue in pressing su Italia, mancano troppi depuratori

Nel mirino di Bruxelles 817 centri. Terza procedura di infrazione

Redazione Ansa

BRUXELLES - Si aggrava la terza procedura di infrazione per fognature e depuratori mancanti aperta da Bruxelles per 817 centri urbani, tra questi Roma, Firenze, Napoli e Bari. Una procedura che si aggiunge alle due condanne già inflitte all'Italia dalla Corte Ue per altri due procedimenti, aperti nel 2004 e nel 2009, che riguardano, anche in questo caso, inadempienze alla normativa europea sul trattamento delle acque reflue urbane. Con un parere motivato (secondo step di un iter che prevede tre gradi) l'esecutivo comunitario sollecita l'Italia a migliorare la raccolta e il trattamento delle acque reflue provenienti da numerosi centri urbani di tutto il Paese.

 

"Gli scambi di informazioni con l'Italia - si legge in una nota della Commissione - hanno confermato l'esistenza di violazioni sistematiche degli obblighi Ue". Se non verranno adottate misure concrete per ovviare al più presto alle carenze, potrebbe scattare il deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione. E così per l'Italia sarebbe la terza volta, sempre per inadempienze alla stessa direttiva. Ma Erasmo D'Angelis, coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche fa sapere:

 

"L'Italia è in grado di superare i gap infrastrutturali con un'accelerazione degli investimenti e un effetto positivo sui livelli occupazionali", è stato "già individuato un percorso per superare emergenze e infrazioni con 20 miliardi in 6 anni di cantieri". In tutto sono una ventina gli Enti coinvolti, tra Regioni e Province autonome: Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trento, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. Nella procedura si mettono insieme cinque diverse questioni: quattro scadenze non osservate e relative inadempienze, oltre al mancato rispetto dell'obbligo di eliminare fosforo e azoto dagli scarichi in 32 aree sensibili, cioè zone di acqua dolce ed estuari.

 

La prima scadenza mancata: entro il 1998 prevedeva la messa a norma per tutti gli scarichi provenienti da città con un numero di abitanti superiore a 10.000 e immessi in aree sensibili. La seconda: entro il 2000, riguarda tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di abitanti superiore a 15.000. Le altre due del 2005, relative, una, al trattamento secondario per le acque reflue provenienti da agglomerati con un numero di abitanti tra 10.000 e 15.000 e l'altra per gli scarichi in aree sensibili, e cioè zone di acque dolci ed estuari, provenienti da con un numero di abitanti ctra 2.000 e 10.000.

 

Solo due giorni fa il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti aveva lanciato un grido d'allarme, perchè nel 2016 potrebbe scattare la 'tagliola' delle sanzioni europee, che pesera' 485 milioni di euro all'anno fino a che non ci saremo adeguati. Nel 2013 l'Italia ha subito la prima condanna dalla Corte di giustizia Ue per una procedura di infrazione aperta nel 2004 e riguardante fognature e depurazione nei centri con oltre 15.000 abitanti. Nell'aprile 2014, una nuova condanna, per una procedura aperta nel 2009, in merito allo scarico delle acque reflue in zone di acqua dolce ed estuari.

 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it