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Europa dice sì ad aiuti Grecia, ma servono più impegni

Merkel, governo torna a realtà. Dubbi Bce ed Fmi

Da sinistra il presidente dell'Eurogruppo e il ministro delle Finanze greco

Redazione Ansa

BRUXELLES - La partita non è ancora finita, ma un'altra importante tappa è segnata: con il via libera dell'Eurogruppo alla prima lista di riforme di Tsipras e all'estensione di quattro mesi del programma di salvataggio, si avvicina lo sblocco degli aiuti necessari ad Atene per sopravvivere. Ma il risultato non è ancora scontato: per la Ue la lista è solo "un buon punto di partenza", e per Fmi e Bce è troppo vaga per pensare che la prossima tranche di aiuti sia già in tasca. Tsipras e i suoi ministri hanno fino al 30 aprile per riempire di contenuti la loro lista, e solo allora l'ex Troika potrà dare il suo parere definitivo e raccomandare o meno l'esborso degli aiuti.

 

Con l'ok dell'eurogruppo possono partire le procedure nazionali di approvazione dell'intesa. Ora dovranno esprimersi i Parlamenti di Germania, Olanda, Finlandia e Slovenia, possibilmente entro fine mese visto che il 28 scade l'attuale programma di sostegno. Ma non dovrebbero esserci rischi anche se vi fosse qualche giorno di ritardo: il 5 marzo la Bce dovrebbe decidere di riaprire i rubinetti alle banche greche, chiusi l'11 febbraio quando Tsipras aveva deciso unilateralmente per la fine del programma. L'ok dell'Eurogruppo dà l'appoggio politico necessario a Francoforte per ricominciare ad accettare i titoli greci come collaterale.

 

I problemi di credito si porranno a marzo, quando Atene dovrà rimborsare oltre 4 miliardi di bond e 1,9 miliardi al Fmi. Per ora l'unica strada sembrano nuove emissioni, ma anche per quelle dovrebbe avere il via libera della Bce. Il primo contatto dell'Europa con le riforme di Tsipras, però, non è stato del tutto positivo. Nonostante il premier di sinistra abbia rinunciato per ora a quasi tutte le cose più 'di sinistra'. Restano solo i buoni pasto ed energia, il blocco del sequestro delle case per chi non può pagare il mutuo, la possibile estensione del reddito minimo garantito. Tutto il resto è spending review e tagli alla spesa, lotta a evasione e corruzione, riforme per rendere più efficienti p.a. e giustizia. Cose che piacciono all'Europa.

 

Ma se per la cancelliera Merkel il Governo ellenico "è tornato alla realtà", per Fmi e Bce non ha ancora rimesso del tutto i piedi per terra. "Per me è chiaro che il completamento della valutazione non può basarsi su questa lista", scrive il direttore del Fmi Christine Lagarde all'Eurogruppo. Perché "in vari settori" mancano rassicurazioni sulle riforme previste dal Memorandum, in particolare Iva, pensioni e continuazione delle liberalizzazioni, privatizzazioni e riforma del lavoro. La lista è vaga, la fiducia è poca, e sono forti i dubbi che dalla teoria alla pratica le misure diventino altra cosa. Soprattutto a causa dei molteplici riferimenti alla "giustizia sociale" che secondo il Governo ellenico deve guidare tutte le misure.

 

Gli impegni delineati dalla lettera della Grecia "differiscono dagli attuali impegni del programma in numerose aree", e dunque "dovremo valutare durante la revisione se le misure non accettate sono sostituite da misure di eguale o maggiore qualità", scrive il presidente della Bce Mario Draghi nella sua lettera ai ministri delle finanze dell'Eurozona. La vicenda, quindi "non è affatto chiusa", ha detto la Merkel. Tutto dipende ora dall'impegno del Governo dei prossimi due mesi. Ma la tappa di oggi è bastata a far guadagnare fiducia ai mercati: la Borsa di Atene è balzata fino al 10%, e lo spread tra i titoli decennali di Grecia e Germania si riduce ancora e scivola sotto quota a 816,5, con il rendimento in calo all'8,55%.

 

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