(ANSA) - BRUXELLES, 17 DIC - Non avrà un atterraggio morbido
il maxi-piano di investimenti, domani sul tavolo dell'ultimo
vertice europeo dell'anno e della presidenza italiana del
semestre: Juncker si aspetta denaro fresco, ma gli Stati non
sono ancora pronti a mettere mano al portafogli. Accomunati solo
dalla necessità di chiarezza sul progetto che dovrebbe
rilanciare la crescita in Europa, i 28 Stati hanno aspettative
molto diverse tra loro, e difficilmente la Commissione riuscirà
a soddisfarle tutte. Prima fra tutte, la flessibilità che chiede
l'Italia, un passo troppo ampio per l'attuale andatura europea,
escluso anche oggi da Berlino e ieri dalla Commissione, perché
richiederebbe un cambio delle regole di bilancio.
"Mi auguro che dal Consiglio di domani non arrivino solo
parole. Abbiamo bisogno di soldi, spero che gli Stati membri
diano il loro contributo", ha detto oggi Juncker, lanciando il
suo appello ai 28 durante la plenaria del Parlamento europeo a
Strasburgo. Il suo piano è pensato per funzionare anche senza
contributi dai Governi, ma se vi fossero accelererebbero il
processo per attrarre capitali privati e darebbero un segnale di
fiducia agli investitori, vero obiettivo del piano Juncker, il
cui capitale è al momento tutto 'teorico'. Solo 21 dei 315
miliardi complessivi esistono già, tutto il resto arriverà una
volta che i capitali privati (o degli Stati) attiveranno
l'effetto 'leva' finanziaria sui 21 iniziali.
Ma gli Stati per il momento hanno molti dubbi. La Commissione
ha previsto un fondo unico dove confluiranno anche i contributi
dei Paesi, che finanzierà progetti scelti da Bei e Commissione.
Alcuni Stati vorrebbero invece che venisse garantito un ritorno
del loro eventuale contributo, ovvero che andasse in progetti
segnalati da loro stessi. E vorrebbero quindi anche la sicurezza
che saranno scelti i progetti a cui tengono. Altri Paesi, tra
cui l'Italia, vogliono poi chiarire la questione di come
calcolare i contributi ai fini del Patto di stabilità: la
formula usata dalla Commissione ('saranno considerati
favorevolmente') è troppo vaga per chi invece vorrebbe un
esplicito riferimento alla loro esclusione dal calcolo del
debito e del deficit.
"Non è ancora arrivato il momento di parlare dell'eventuale
partecipazione del governo tedesco al fondo di investimenti
europeo", ha detto oggi una fonte del governo di Angela Merkel.
Si dovrà "prima capire come venga gestito il fondo e come venga
strutturato" e poi decidere di eventuali partecipazioni. Nessuno
finora si è esposto, tanto che la Commissione fa sapere di aver
ricevuto solo "numerose telefonate interessate". E consapevole
dei dubbi dei Paesi, Juncker provvederà a chiarire il piano a
gennaio, dopo aver registrato domani le reazioni dei leader.
Del resto la Commissione non può incentivare troppo i Governi
a spendere, soprattutto quelli con il debito troppo elevato che
oggi mette in guardia nel rapporto sui conti pubblici 2014. "I
governi riusciranno ad abbattere il debito solo se rispetteranno
gli obiettivi fissati nei loro bilanci", scrive Bruxelles che
dall'Italia si aspetta, entro marzo, uno sforzo in più per
ridurre il deficit strutturale. Perché "abbiamo ancora bisogno
di ulteriori sforzi verso il risanamento di bilancio: gli
aggiustamenti significativi degli ultimi anni sono riusciti a
ridurre i deficit e stabilizzare i livelli del debito nell'Ue.
Ma esistono ancora livelli di debito troppo elevati", ha detto
Juncker. Ed è anche per questo che lo scorporo degli
investimenti dal calcolo del deficit, che il premier Matteo
Renzi proverà a mettere domani sul tavolo, secondo fonti europee
non farà breccia: bisognerebbe cambiare le regole del Patto di
stabilità, e non c'è alcuna volontà di farlo.
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Piano investimenti a vertice Ue ma su flessibilità è scontro
Macigno debito Paesi pesa su investimenti e rilancio crescita