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Libri: "La dittatura dello spread", corda che può spezzarsi

Saggio di Alessandro Somma sullo stato di salute dell'Europa

Redazione Ansa

BRUXELLES - Una corda sfilacciata ormai sul punto di spezzarsi. È l'immagine scelta da Alessandro Somma per raccontare l'attuale stato di salute dell'Europa nel saggio "La dittatura dello spread", edito da Derive Approdi, 302 pp, 20 euro. La metafora bene sintetizza la critica radicale mossa all'Unione europea, descritta come un "Superstato" che sacrifica le libertà politiche per riformare quelle economiche. Un sacrificio che, anziché essere involontario effetto collaterale della grande crisi o il prezzo da pagare in cambio dell'euro, diventa l'approdo di una deliberata strategia "neoliberale", ideologicamente marcata sin dai primissimi passi dalla costruzione comunitaria.

 

Di questa evoluzione Somma, professore ordinario di Diritto comparato all'Università di Ferrara, dà meticolosamente conto, incentrando l'analisi sulla cultura politica che avrebbe indirizzato le scelte più importanti di sessant'anni circa di vita europea. Con ciò restituisce al volume un tratto di originalità argomentativa che lo distingue dal filone pubblicistico euro-critico nel quale pure s'inserisce. Così, a finire sul banco degli imputati, è non questo o quel leader europeo, ma l'"economia sociale di mercato" nelle sue declinazioni decennali, a partire dall'ordoliberalismo in auge in Germania sin dagli anni Trenta del Novecento.

 

Adenauer, Kohl, Brandt, da ultimo la Merkel sarebbero, in questa chiave di lettura, tutti invariabilmente interpreti fedeli di una scuola di pensiero predominante nell'establishment tedesco, reinventatasi dopo il nazismo e poi in grado di condizionare l'Europa nei tornanti decisivi della sua storia: dalla nascita della Cee all'Atto Unico Europeo, da Maastricht al Patto di Stabilità o al più recente Fiscal Compact. Un predominio anzitutto culturale, di cui, pur nell'attuale fase di pax finanziaria, lo spread (il differenziale coi titoli di Stato tedeschi) continuerebbe a essere simbolo e spettro negli altri Stati membri, Italia in testa. Quanto questa presunta "dittatura" strida con lo spirito federalista ed egualitario che pervade il Manifesto di Ventotene è contraddizione più volte enfatizzata dall'autore, che allo stesso modo rimarca il contrasto tra le enunciazioni solidaristiche presenti nei Trattati e l'Europa dell'austerità, ossessionata dalla disciplina di bilancio a scapito dell'inclusione sociale e della riduzione delle disuguaglianze.

 

Sullo sfondo si collocano evidentemente la complessa questione della mediazione tra diritti e mercato, nonché il perimetro stesso della sovranità comunitaria, alle prese con una confusa applicazione del principio di sussidiarietà e con un deficit di legittimazione democratica riconosciuto anche da commentatori meno orientati ideologicamente. Ancor più in prospettiva, quindi, c'è l'equilibrio tra capitalismo e democrazia, sulla cui tenuta l'Europa di oggi ha comunque la necessità di riflettere, per superare, rafforzata politicamente, una delle fasi più delicate del suo lungo percorso di integrazione.

 

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