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Vertice Ue, 'miglior uso' flessibilità ma dentro il Patto

Renzi, solo per chi fa riforme. Merkel, deciderà la Commissione

Redazione Ansa

BRUXELLES - Flessibilità sì, ma a chi fa le riforme e sfruttando quella già inclusa nel Patto di stabilità: l'Italia ottiene dall'Europa il documento che voleva e che sulla carta dovrebbe rendere più semplice fare gli investimenti per rilanciare la crescita, dando più margine di manovra ai Paesi al momento imbrigliati nei rigidi vincoli di bilancio europei. Ma il condizionale è d'obbligo perché, come precisa la cancelliera Angela Merkel, "sarà la Commissione a decidere" come interpretare quel "miglior uso" della flessibilità messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice Ue. "Se un Paese fa le riforme strutturali sul serio, ha diritto alla flessibilità più ampia", ha detto il premier Renzi al termine del summit che "per prima volta fa un esplicito riferimento al 'best use of flexibility', che significa per noi che parlare di crescita non è un optional ma un elemento costitutivo dell'Ue".

 

Nelle conclusioni del vertice si chiarisce in più punti di che flessibilità l'Europa parlerà da oggi in poi. Si potranno "utilizzare le possibilità offerte dall'attuale quadro di bilancio per compensare la disciplina con la necessità di sostenere la crescita", si dovrà proseguire un "consolidamento amico della crescita e differenziato" visti i livelli ancora elevati di disoccupazione e debiti e bassi di pil. Infine, si darà "particolare attenzione alle riforme strutturali pro-crescita, anche attraverso una valutazione appropriata del loro impatto" sulle finanze pubbliche. Quali saranno gli effetti concreti di queste aperture teoriche, è Renzi a spiegarlo attraverso i due esempi che ha portato all'attenzione degli altri 27 leader. Uno è il problema della procedura dei pagamenti dei debiti della P.A.: "E' giusto che si apra la procedura", dice il premier, ma se "contemporaneamente l'Italia fa una riforma strutturale che con la fatturazione elettronica consente pagamenti a 30 giorni e combatte l'evasione", l'Europa deve consentire una "soluzione tampone" per i debiti ancora da pagare.

 

Il secondo esempio è sul co-finanziamento nazionale dei fondi europei: "Se la parte italiana è bloccata dal Patto di stabilità, diventa kafkiano", spiega Renzi, cosciente che anche quello sforzo per investimenti va a pesare sul debito e quindi è soggetto ai richiami di Bruxelles. La speranza, tutta però da verificare sul campo, è che da ora possa partire un'interpretazione diversa delle regole che sleghi un po' le mani ai Paesi. Ma non basta un testo a 'cambiare verso' all'Europa: serve anche un commissario agli affari economici che interpreti al meglio le esigenze dei Governi aiutandoli nella loro opera di riforma e rilancio della competitività. Come spiega la Merkel, con un altro esempio: "Il classico caso di 'miglior uso' della flessibilità" è quando "sei nel braccio preventivo del Patto di Stabilità e sei sotto il limite del 3%, già oggi la Commissione ha la possibilità di non tenere conto dei progetti cofinanziati, la cui spesa non viene aggiunta al deficit". Ma, ha aggiunto, "nel caso in cui un paese è troppo vicino al 3%" e facendo gli investimenti lo supera "entra nel braccio correttivo ed in quel caso sarà la Commissione a decidere caso per caso".

 

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