(di Claudia Tomatis)
(ANSA) - MILANO, 13 APR - L'agroalimentare italiano si è
dimostrato un pilastro dell'economia del Paese nell'anno clou
del Covid 19, il 2020: ha generato un valore aggiunto di 64,1
miliardi, di cui 31,2 miliardi dal settore cibo e bevande
(-1,8%) e 32,9 miliardi dal comparto agricolo. E l'export è
stato record (+1,8%): 46,1 miliardi di euro. Risultati che
lasciano però ancora un margine di miglioramento sulla tutela
dell'unicità dei prodotti. Se si guarda poi a livello globale,
la pandemia, secondo stime Onu-Fao, rischia di generare da 83 a
132 milioni di nuove persone denutrite nel 2020. Sono elementi
emersi nella presentazione del quinto Forum Food & Beverage, il
4 e 5 giugno a Bormio (Sondrio), che avrà come parole chiave
alimentazione, salute e sport.
Le analisi di The European House - Ambrosetti in vista del
Forum dicono che la performance dell''industria agroalimentare
italiana è stata migliore rispetto al Pil nazionale (-8,9%).
"L'Italia è il secondo Paese in Europa per incidenza
dell'agroalimentare sul Pil (3,8%), preceduto solo dalla Spagna
(4%) e sopra Francia (3%) e Germania (2,1%)" ha affermato
Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House -
Ambrosetti. "Col valore aggiunto generato nel 2020 - ha aggiunto
- l'agroalimentare si conferma al primo posto tra le "4A" del
Made in Italy, 1,9 volte l'automazione, 2,8 volte l'arredamento
e 3,2 volte l'abbigliamento". Nell'export le bevande sono la
categoria più venduta e generano oltre un quinto del fatturato
(20,6%), con Germania, Francia e Usa maggiori approdi. Aperto il
nodo Brexit, su cui al Forum è atteso un approfondimento.
"Parliamo di un settore lasciato a se stesso - ha rilevato
però Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti - e
partiamo in ritardo rispetto alle potenzialità che avrebbe",
evidenziando quelli che ritiene elementi mancanti all'Italia per
scalare il settore food: "Ad esempio - ha sostenuto - la ridotta
dimensione aziendale". Del 2020 Stefano Marini, amministratore
delegato di Sanpellegrino, gruppo Nestlè, ha sottolineato "le
difficoltà dell'Italia, in particolare dove l'Horeca pesa
molto". E Stefano Berni, direttore generale del consorzio di
tutela del Grana Padano, ha sostenuto come "l'etichetta a
semaforo sponsorizzata dalle grandi multinazionali metta a
rischio il Made in Italy agroalimentare". Dal presidente della
Lombardia, Attilio Fontana, l'auspico che il governo possa
contribuire al lavoro in corso per la salvaguardia dei prodotti
alimentari italiani e la tutela della loro unicità. (ANSA).
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>>>ANSA/ Alimentare: tengono cibo e bevande, export record
Report Ambrosetti: Mutti, aziende sottodimensionate un ostacolo