(di Agnese Malatesta)
(ANSA) - ROMA, 21 AGO - Pasta bio dal doppio sapore, quello
della tradizione dei grani antichi e del lavoro solidale di una
comunità. A quattro anni dal disastroso terremoto che ha colpito
Amatrice, un prodotto della terra diventa il simbolo della
rinascita possibile. Frutto di un comitato nato per iniziativa
di agricoltori locali pochi giorni dopo il sisma, chiamato
'Amatrice Terra Viva', che ha da subito condiviso con i
concittadini un percorso che ora sta raccogliendo i primi
risultati.
Tutto comincia la notte del 24 agosto 2016 quando la cittadina
laziale si è trovata ad affrontare il disastro umano, sociale ed
economico causato dal terremoto. Ancora in piena emergenza,
nasce 'Amatrice Terra Viva', ora impresa sociale (ne fanno parte
14 aziende agricole della zona), con l'obiettivo di mettere a
punto e realizzare - spiega il presidente Adelio Di Marco - un
progetto che potesse offrire prospettive di una rinascita e di
un futuro partendo dalla terra, quella rigorosamente del
territorio amatriciano. E' tutto un passa parola, un confronto
continuo, antiche amicizie, soprattutto tanta voglia di guardare
al futuro, di non abbattersi, di ripartire. Prende vita il
progetto '100 Ettari di Terra Via' che punta a creare una
filiera agricola biologica in modo da valorizzare la vocazione
cerealicola dei grani antichi della zona.
Ad ottobre 2016, ancora nel pieno delle scosse, delle strade
interrotte, degli alloggi di fortuna, un gruppo di agricoltori
decide di arare la terra e seminare farro e un grano tenero
antico, il solina. E' la forza della speranza che prende corpo.
Ma non solo. Grazie a volontari, dal novembre successivo, per
circa un anno, attraverso incontri, mercatini, concerti,
spettacoli vengono raccolti quasi 55 mila euro; 15 mila solo con
la vendita di prodotti provenienti direttamente da Amatrice. Con
questi fondi, sono stati comprati semi, reti per recintare i
terreni, per fare fronte alle spese della prima trebbiatura.
Diversi i compagni di viaggio che sostengono, a vari livelli, i
coraggiosi agricoltori di Amatrice: Legambiente, Alce Nero e
Etimos Foundation.
Il progetto ha creato anche momenti di aggregazione: giovani di
Padova hanno fatto un campo scuola ad Amatrice; dopo il primo
raccolto è stata organizzata la 'Festa della Trebbiatura' con
una rievocazione storica di arti e mestieri. "Stiamo cominciando
a raccogliere i frutti del nostro lavoro - aggiunge all'ANSA Di
Marco - abbiamo investito tanto ed ancora abbiamo debiti ma
vediamo un percorso tracciato. Il nostro progetto non è tanto
un'operazione economica. E' servito per ritrovarci dopo il
sisma, per farci coraggio, per non abbatterci". "Altre
aziende - dice ancora - vogliono entrare a far parte del nostro
consorzio ma la condizione fondamentale è che devono far parte
della zona. La nostra produzione è e deve restare rigorosamente
locale".
La pasta bio 'Amatrice Terra Viva', che deriva da questo
progetto comunitario, è sul mercato da pochi giorni. E' solo
l'inizio. Intanto, 'Amatrice Terra Viva' ha ottenuto la
certificazione bio e ha richiesto alla Regione Lazio
l'istituzione di un Bio-Distretto così da coordinare le attività
agricole, commerciali, turistiche e sociali del territorio per
un rilancio economico in una zona ancora in difficoltà
(www.amatriceterraviva.it). Domenica 30 agosto, in mattinata,
saranno inaugurati i nuovi uffici del consorzio, alla presenza
del vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Un'occasione per
assaggiare la nuova pasta, rigorosamente con sugo
all'amatriciana (ANSA).
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>ANSA-LA-STORIA/A 4 anni sisma Amatrice riparte con la pasta
Comitato agricoltori locali unisce il bio a voglia di rinascita