(ANSA) - BRUXELLES, 4 DIC - Il Comitato per il commercio Ue
non si e' espresso, oggi a Bruxelles, né in favore né contro il
ripristino dei dazi sulle importazioni in Europa di riso da
Cambogia e Myanmar. In occasione della riunione 13 Paesi hanno
votato a favore, otto contro e sette si sono astenuti. La
Germania si è astenuta mentre la Francia ha votato a favore. In
mancanza di una maggioranza qualificata, la palla torna ora alla
Commissione europea. Lo si apprende da fonti comunitarie vicino
al dossier.
La 'non decisione' del Comitato Ue, spiegano fonti vicine al
dossier, dà alla Commissione europea la possibilità di approvare
la propria proposta, ossia di introdurre una clausola di
salvaguardia sul riso importato da Cambogia e Myanmar.
Al contrario, se nel Comitato europeo una maggioranza di
Stati membri si fosse pronunciato contro, la decisione sarebbe
stata bloccata. Questo non è avvenuto, lasciando quindi le mani
libere alla Commissione europea di decidere.
Del resto, solo un numero limitato di Stati membri produce
riso ed è quindi interessato a ripristinare i dazi sul prodotto.
E questo, nonostante che dall'indagine realizzata dalla
Commissione europea, emerga che negli ultimi anni i produttori
comunitari abbiano subito un rilevante danno economico dalle
importazioni di riso dai due Paesi asiatici.
Importanti volumi di prodotto sono infatti entrati in Europa
a prezzi troppo bassi creando una concorrenza sleale nei
confronti dei risicoltori europei ed in particolare italiani.
L'Italia è il maggiore produttore di riso tra i Paesi Ue con
circa 230mila ettari seminati ed una produzione stabilmente
superiore al milione e mezzo di tonnellate.
In definitiva, osserva un esperto comunitario, la
legislazione europea non permette un vuoto decisionale. Quindi,
come è quasi sempre avvenuto con la decisione sugli Ogm, se gli
stati membri non si pronunciano è tenuto a farlo l'Esecutivo Ue.
Ora bisognerà solo attendere il via libera definitivo di
Bruxelles.(ANSA)
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Riso: Comitato Ue si spacca su ripristino dazi
Nessuna decisione. La palla torna ora alla Commissione europea