(ANSA) - BRUXELLES, 1 LUG - Dare un nuovo futuro economico e
sociale alle donne nell'economia 'blu', dove da sempre lavorano
ma ora stanno assumendo un ruolo più importante ed attivo. Per
farlo, devono però uscire dall'anonimato, da quella fascia
grigia che alimenta un mondo del lavoro spesso precario, dove
sono carenti o inesistenti diritti e tutele sociali. Per questo
c'é bisogno di dati affidabili per poter ricercare le soluzioni
più consone a livello europeo, nazionale e regionale.
E' la sfida, raccolta oggi a Bruxelles, dai partecipanti alla
conferenza "Le donne nel mondo della pesca. Virata europea e il
caso Italia", organizzata da Federpesca e da Net European
Consultin, con la collaborazione delle eurodeputate S&D Renata
Briano, vicepresidente della Commissione pesca del Parlamento
europeo ed Elena Gentile della Commissione per l'occupazione e
gli affari sociali, con il patrocinio del Ministero italiano
delle politiche agricole, alimentari e della pesca.
"Noi trascuriamo le donne nel settore della pesca dove invece
rappresentano una dimensione importantissima non affatto
residuale, anche se poco visibile" ha spiegato all'ANSA Luigi
Giannini, vicepresidente di Federpesca. Da Giannini é giunto un
primo impegno: "lavorare ad un loro inquadramento nel prossimo
rinnovo del contratto nazionale di lavoro che scade il 31
dicembre 2016. Ci impegniamo noi- ha detto - anche eventualmente
a sensibilizzare il sindacato se fosse necessario".
Gabriella Pace, vicecapo di gabinetto del commissario agli
affari marittimi, Karmenu Vella, ha assicurato "che la strategia
attuale della Commissione europea punta all'equità, alla parità
dei sessi e all'indipendenza economica per le donne nel settore
della pesca. Il nuovo Fondo europeo per il settore offre molti
margini di manovra per fare di più. Quanto a Stefano Palmieri,
presidente del gruppo Europa 2020 al Comitato economico e
sociale, ha indicato l'importanza di fare emergere l'economia
sommersa, "in Italia nel settore dell'agricoltura e della pesca
unite - ha spiegato - rappresenta il 22% dell'occupazione
complessiva irregolare e non dichiarata".
Dalla Conferenza - grazie al lavoro dell'Osservatorio
nazionale della pesca - é emerso un quadro più chiaro della
situazione in Italia, dove il numero di imprese femminile nella
filiera ittica supera di poco le 6.700 unità (situate
soprattutto al Sud e nelle isole) su un totale di 33.941
aziende. Il 90% delle donne che lavorano nel settore sono
italiane, e sono presenti in particolare, nelle capitanerie di
Manfredonia (222), Cagliari (146), Ravenna (137), Ancona (82) e
Siracusa (72). Sono invece 1.195 le donne che lavorano a bordo
dei pescherecci, dai 18 agli altre 55 ani.
La testimonianza più toccante infine, é stata quella di Sonia
Barchielli, direttore del mercati ittici della Cooperativa
Labronica di Livorno, che in tre anni é riuscita a ridurre il
tempo di lavoro dei pescatori e far lievitare del 38% i
ricavi.(ANSA).
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L'Europa vuole dare un futuro alle donne nell'economia 'blu'
Lavorano a bordo dei pescherecci e a terra ma restano invisibili