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Al via progetto Ue-Enea per le coste a rischio

Finanziato dal programma Horizon 2020 con circa 6 milioni

Al via progetto Ue-Enea per le coste a rischio

Redazione Ansa

BRUXELLES - Creare il primo servizio climatico europeo per mappare le aree costiere a rischio inondazione in modo da pianificare l'uso del territorio e mettere in sicurezza le infrastrutture critiche presenti. È l'obiettivo del progetto Ue CoCLiCO (Coastal CLimate COre Services), finanziato dal programma Horizon 2020 con circa 6 milioni di euro, che vede la partecipazione di 18 partner, tra cui Enea, unico ente di ricerca italiano presente, che fornirà le mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l'area del Mediterraneo e del Mar Nero.

In Italia, ricorda l'Enea, oltre a Venezia, sono a rischio molte altre città costiere come Napoli, Cagliari, Palermo, Genova, Livorno e Brindisi. Ma l'Italia, rispetto a Paesi come l'Olanda, non ha un piano di resilienza, senza il quale, nei prossimi decenni, lo scenario più verosimile vedrà porti italiani non più utilizzabili, traffici deviati in altri Paesi, spiagge cancellate, infrastrutture critiche e patrimonio culturale e immobiliare in pericolo.

Enea, si legge nel periodico on line ENEAinform@, metterà in campo "il suo innovativo modello per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione (fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli), in grado di simulare nel modo più realistico possibile lo scambio d'acqua e calore tra Oceano Atlantico e Mediterraneo e tra Mar Nero e Mediterraneo".

Saranno quindi messi a punto modelli previsionali dell'innalzamento del mare che permetteranno di individuare le aree a rischio, con una particolare attenzione per i porti italiani, con la collaborazione con Federlogistica, l'altro partner italiano del progetto Ue. "Il livello del mare è destinato ad aumentare di almeno 30-60 centimetri al 2100 e questo anche se gli obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico concordati a Parigi saranno raggiunti. E non è tutto. Questo fenomeno proseguirà anche dopo il 2100 a causa del calore in eccesso, prodotto dal riscaldamento globale di origine antropica, assorbito finora dagli oceani, che ammonta a circa il 40% del totale accumulato dal pianeta Terra", spiega Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell'Enea.

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