07. Europarlamento

Il Ppe per la Giornata dei diritti delle donne: "Una donna vittima è già troppo per l'Europa

I popolari chiedono standard minimi comuni tra gli Stati per la violenza di genere come fatto per il terrorismo

Il Ppe per la Giornata dei diritti delle donne: "Una donna vittima è già troppo per l'Europa

Redazione Ansa

(Di Frances Fitzgerald e Isabella Adinolfi) *

BRUXELLES - Le donne sono al sicuro in Europa. Oppure no? In Italia, secondo i dati Istat, il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, con le forme più gravi di violenza esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Lo scorso anno (dati gennaio-novembre) le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 88. E le cose non vanno diversamente in altri Stati.

In Francia, oltre 100 donne sono state uccise dai loro partner o ex partner nel 2022. In Irlanda, le statistiche di Women's Aid mostrano che il 2022 è stato l'anno peggiore nell’arco di un decennio per il femminicidio, con 11 donne uccise in circostanze violente negli ultimi 12 mesi. Ma anche una sola donna vittima è troppo. L'Europa non può tollerarlo.

In ogni Stato membro dell'Ue, l'opinione pubblica chiede azioni e i governi continuano a rispondere. Ad esempio, nel 2021 la Grecia ha introdotto una nuova legge sulla "violenza e le molestie" sul luogo di lavoro, in linea con la convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla violenza e le molestie. Ha inoltre adattato di conseguenza il suo codice penale per quanto riguarda lo stupro, le molestie sessuali e i minori.

Ma mentre le risposte dei singoli paesi dell'Ue sia alla violenza che alle conseguenze della violenza sono encomiabili - la Francia sta sperimentando un nuovo regime di sostegno per aiutare le vittime a cercare sicurezza e ricostruire le loro vite e l'Irlanda sta esaminando ampie riforme dei tribunali di diritto di famiglia - rimane un problema centrale: la violenza contro le donne non rispetta i confini degli Stati membri, quindi, in effetti, la sicurezza di una donna dipende dal luogo in cui vive.

Per lo stupro, ad esempio, sebbene in otto paesi dell'Ue il consenso libero e genuino abbia cambiato la definizione di stupro, la maggior parte dei paesi dell'Ue richiede ancora la prova della violenza per presentare un'accusa di stupro. In breve, e incredibilmente, al momento, lo stupro in un paese europeo non è stupro in un altro.

Vogliamo correggere questa vergognosa anomalia. Mentre le leggi nazionali continueranno ad essere decise dai parlamenti nazionali, con la violenza contro le donne sosteniamo che è tempo che l'Ue stabilisca uno standard minimo comune, come abbiamo fatto nel caso del terrorismo. Questo è il motivo per cui stiamo attualmente lavorando alla prima legge dell'Ue sulla lotta alla violenza contro le donne, un titolo lungo per una proposizione semplice e attesa da tempo, che la violenza è violenza, e la violenza contro le donne in un paese europeo dovrebbe essere trattata come violenza contro le donne e punita allo stesso modo in tutti i Paesi europei.

Sulla base di un'ampia consultazione, la direttiva comprenderà cinque elementi chiave: stabilire le stesse norme minime per i reati; procedure sicure di segnalazione e valutazione del rischio; il rispetto della privacy delle vittime nei procedimenti giudiziari e il diritto al risarcimento; sostegno alle vittime attraverso linee telefoniche di assistenza e centri di crisi; migliorare il coordinamento e la cooperazione tra gli Stati membri in materia di criminalità transfrontaliera.

Norme comuni di condanna dimostrerebbero inoltre l'impegno degli Stati membri dell'Ue a porre fine a quella che è, essenzialmente, una lotteria geografica con la vita delle donne come fiches da gioco d'azzardo. L'8 marzo celebriamo la Giornata Internazionale della Donna. Ma anche se ci rallegriamo delle conquiste delle donne in tutto il mondo, facciamo un voto: quando si tratta di sicurezza delle donne, basta lotterie geografiche.

Concordiamo definizioni di violenza contro le donne che coprano l'intera Ue. Facciamo in modo che non siano più le donne a non sentirsi al sicuro, ma coloro che perpetrano violenze contro di noi. Se facciamo queste cose, allora possiamo rispondere con fiducia che sì, le donne sono al sicuro in Europa. Allora avremo davvero qualcosa da festeggiare.

 

* Gli autori dell'editoriale sono rispettivamente coordinatrice e membro del Gruppo PPE nella la commissione del Parlamento europeo per i Diritti delle donne e l'Uguaglianza di genere.

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