Europarlamento

Il puzzle dei gruppi nel prossimo Parlamento Ue

Dai sovranisti ai neocentristi, equilibri cruciali per il futuro

Il puzzle dei gruppi nel prossimo Parlamento Ue

Redazione Ansa

BRUXELLES - Le operazioni di voto hanno preso il via e le alleanze tra partiti e movimenti per costituire i gruppi politici del nuovo Parlamento europeo restano tra le principali incognite che pesano sulle nomine e le scelte strategiche che l'Ue dovrà fare. La creazione di un blocco dei sovranisti guidato dalla Lega, l'ipotetica spaccatura del Ppe, la formazione del polo liberal-centrista di Macron, la ricollocazione dei pentastellati sono alcuni dei possibili scenari inediti del dopo il voto, con trattative post-elettorali che potrebbero modificare i tratti somatici di almeno 5 gruppi.

EFDD (Europa della libertà e della democrazia diretta). Nella scorsa legislatura l'ex partito di Farage (Ukip) e il M5S hanno condiviso il ruolo di comprimari dentro questo gruppo. Ma i pentastellati sono determinati a creare una nuova famiglia europea più compatta con partner quali il movimento polacco Kukiz'15, i croati di Živi zid ed altri ancora. Si vedrà a giugno se riusciranno ad aggregare almeno 25 parlamentari provenienti da un minimo di 7 Paesi con le necessarie affinità politiche, così come prevede il regolamento del Pe.

ENF (Europa delle nazioni e della libertà). Fin qui l'azionista di maggioranza dell'Enf è stato il Rassemblement national di Marine Le Pen, ma dopo le europee sarà la Lega a fare la parte del leone. Nella sua manifestazione a Milano, Salvini è riuscito ad allargare il campo a movimenti in precedenza estranei al gruppo, come il Partito del popolo danese e i Veri finlandesi (nella passata legislatura con i conservatori Ecr), oltre che a partiti fin qui assenti dall'Europarlamento come Libertà e democrazia diretta del ceco-giapponese Okamura. Ci sono poi i sovranisti esordienti alle europee come gli spagnoli di Vox, che potrebbero essere sensibili alle sirene leghiste.

ALDE (Alleanza dei democratici e dei liberali). La formazione liberale e federalista capeggiata dall'ex premier belga Verhofstadt è destinata a dissolversi e a formare una famiglia politica centrista pro-europea insieme alla pattuglia di eurodeputati macroniani. Sarà probabilmente l'ago della bilancia della prossima legislatura, visto che al Ppe e ai socialisti S&D potrebbero mancare i numeri per costituire da soli una maggioranza parlamentare.

ECR (Conservatori e riformisti). Possibile ponte tra Ppe e sovranisti per la presenza al suo interno dei polacchi del Pis, il gruppo a cui hanno aderito Meloni e Fitto, a causa del polo centrista di Verhofstadt-Macron e del potere d'attrazione di Salvini, rischia quanto meno di perdere il ruolo di terza forza dell'Europarlamento.

PPE (Partito popolare europeo). Se i popolari dovessero espellere Orban in via definitiva si potrebbe creare una spaccatura nella famiglia politica: da un lato i centristi, maggioritari, sempre più attratti dal polo macroniano; dall'altro la destra del partito, minoritaria, che potrebbe rompere per andare con i populisti o i sovranisti. L'espulsione di Fidesz potrebbe infatti anche accelerare la formazione di un gruppo unico dei sovranisti con i transfughi del Ppe, i conservatori Ecr e l'Enf di Salvini e Le Pen. 

 

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