Emilia Romagna

La casa dei ragazzi disabili sommersa dal fiume Idice

Gestita da una cooperativa a Budrio, messi in salvo di sera

Redazione Ansa

 Prima era una bella casa colonica ristrutturata, mattoni a vista e finestre verdi, tutt'attorno gli orti, il giardino e l'argine del fiume poco distante. Ora, non resta quasi più nulla, tutto sommerso dalle acque marroni che quell'argine l'hanno rotto. Fino allo scorso martedì sera alle 19.30 lì ci vivevano sei ragazzi con disabilità fisiche e cognitive, seguiti dai loro educatori. Tutti fortunatamente messi in salvo prima dell'alluvione.

 

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"Siamo rovinati, la nostra sede praticamente non c'è più", sono le parole preoccupate di Simone Spataro, presidente della cooperativa L'Orto che gestisce 'Casa Carlo Chiti', la struttura a Vedrana di Budrio, nel Bolognese, con un centro riabilitativo diurno e un gruppo appartamento per persone fragili. I ragazzi hanno lasciato la casa poche ore prima della rottura dell'argine del torrente Idice e del crollo del ponte della Motta il mattino di mercoledì, con la conseguente alluvione della pianura est di Bologna, tra Budrio e Molinella. "Abbiamo evacuato per tempo la casa e messo in sicurezza i nostri ragazzi. Grazie alla disponibilità della cooperativa Cadiai sono in salvo in un'altra struttura a Bologna", racconta Spataro. Adesso la loro sede sembra sospesa su una strettissima striscia di terra, come un isolotto in mezzo alle acque, dal quale spuntano le chiome di qualche albero e il profilo del tetto. "Avevamo già subito l'alluvione del 2019 e siamo ripartiti con tanta fatica, ora di nuovo, tutto daccapo. E non abbiamo proprio idea di cosa riusciremo a salvare", sottolinea il presidente della Cooperativa.

La casa al piano terra ospitava il centro diurno per le persone con disabilità, dove venivano organizzati laboratori riabilitativi, ricreativi e all'esterno attività ortive con tecniche rispettose dell'ambiente e metodo biologico; al primo piano invece si sviluppava il gruppo appartamento con quattro stanze per i ragazzi e una per gli operatori, oltre agli uffici amministrativi della cooperativa. "La sede non si vede quasi più dalle foto che ci hanno mandato, ovviamente non siamo più tornati, quindi non abbiamo idea di cosa troveremo. Speriamo che al primo piano almeno si riesca a salvare qualcosa - prosegue il presidente - Non so come faremo a ripartire, vogliamo innanzitutto pensare ai nostri ragazzi, riattivare i servizi; lanceremo un crowdfunding per chi ci vorrà aiutare". Tra l'altro, la cooperativa è presente anche a Molinella, nella frazione di San Martino in Argine, con una struttura per percorsi di autonomia, individuali e di piccolo gruppo. Anche da qui sono stati evacuati per precauzione, insieme ad altri duemila residenti della zona, ma non hanno al momento subito danni.

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