Emilia Romagna

Successo per 'Pagliacci' al Teatro Regio di Parma

Gregory Kunde trionfatore delle prime due recite

Redazione Ansa

(ANSA) - PARMA, 08 MAG - Una grande lezione di canto, di stile e di musica: è ciò di sta facendo sfoggio, in questi giorni al Teatro Regio di Parma, Gregory Kunde. Sessantanove anni e non sentirli: il ruolo temutissimo di Canio in Pagliacci, capolavoro del verismo musicale di Ruggero Leoncavallo, in scena dal 5 maggio, è per il tenore americano una sorta di passeggiata. Voce cristallina e pura, emissione naturale fino alle note più alte, padronanza scenica invidiabile. E alla prima recita, si è permesso anche il bis dell'aria di Pagliaccio, "Vesti la giubba", travolto dall'entusiasmo del pubblico che gremiva il tempio della lirica. La sua sola presenza merita un viaggio nella città di Maria Luigia nelle prossime restanti due recite, quelle del 12 e 14 maggio prossimi. Ma lo merita anche lo spettacolare allestimento scenico di Franco Zeffirelli, ripreso in occasione del centenario della nascita del regista fiorentino.
    Al debutto nel '92 al Teatro dell'Opera di Roma, lo spettacolo, conosciutissimo e proposto nelle sale di mezzo mondo, conserva intatta la sua bellezza e ricchezza scenica. Al fianco della storia di sangue, connubio tra realtà e finzione con Canio tradito che ammazza la moglie Nedda/Colombina (una straordinaria Valeria Sepe) e il suo amante Silvio, Zeffirelli ne racconta tantissime altre in un paesino qualsiasi del sud italiano degli anni sessanta/settanta: il meccanico, la gelataia e il barista che lavorano sulla piazza, le prostitute, i carabinieri, la signora incinta che ha già una prole cospicua.
    Senza contare i tantissimi giocolieri e trampolieri, i prestigiatori (tra i quali la stessa Nedda), ragazzi su bici di ogni sorta e tantissimo altro con più di cento persone sulla scena. Insomma, una meraviglia per gli occhi capace ancora di stupire appena il sipario si apre. Davanti a tanto splendore la pur belle prove del direttore Andrea Battistoni con l'Orchestra Toscanini (lode al primo violoncello, Pietro Nappi, eccellente solista), il coro del Regio e quello delle voci bianche, passano quasi in secondo piano. Uno spettacolo che è ormai una rarità nel panorama odierno fatto di allestimenti scarni, basati spesso su filmati o poco più. Al termine, successo entusiastico per tutti. (ANSA).
   

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