Emilia Romagna

A Predappio partono i lavori alla Casa del Fascio

Doveva ospitare centro dedicato alla storia del Fascismo, ora l'idea di uno spazio sociale

Redazione Ansa

Il Comune di Predappio (Forlì-Cesena) ha annunciato l'appalto dei lavori di ristrutturazione dell'ex Casa del Fascio: è il primo atto del progetto di recupero della grande struttura nel centro del paese, esempio di architettura razionalista, attualmente in stato di abbandono. Resta l'incognita dei fondi necessari per completare l'opera, stimati in circa 10 milioni. Al momento sarebbero disponibili circa 3,5 milioni, con cui finanziare il primo lotto dell'intervento. Salvo intoppi burocratici, i lavori potrebbero iniziare entro quest'anno.
    Inaugurata nel 1937, la casa del fascio di Predappio era una fra le più grandi d'Italia - circa 2700 metri quadrati coperti, su tre piani con una torre littoria di oltre 40 metri - e nel Ventennio fu teatro di 'pellegrinaggi' di decine di migliaia di persone, assieme alla casa natale di Mussolini e alla Rocca della Caminate, residenza ufficiale del duce in Romagna. Dopo aver visto nell'immediato dopoguerra e fino agli anni '60 un uso per attività di vario genere, avendo ospitato, oltre che le sedi della Camera del Lavoro e della locale Casa del Popolo, anche attività di privati come magazzino e sede artigianale e produttiva, l'ex Casa del Fascio è da decenni in stato di abbandono.
    Dopo che nel 2016 la proprietà dell'immobile, dichiarato di interesse storico, è passata dal demanio al comune di Predappio, è stato predisposto un primo progetto di recupero da parte della precedente amministrazione guidata dall'allora sindaco Giorgio Frassineti, che puntava a realizzare un centro culturale, dedicato alla storia dell'Italia nella prima metà del '900, e uno spazio espositivo permanente, cioè un centro di documentazione dedicato alla storia del Fascismo. Con il cambio da centro sinistra a centro destra dell'amministrazione comunale, ora guidata dal sindaco Roberto Canali, il progetto è stato accantonato a favore di un altro che prevederebbe una destinazione meno museale a favore di spazi anche per uso sociale e ricreativo per residenti e ospiti. 
   

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