Emilia Romagna

"Non è vero ma ci credo" di Peppino De Filippo a Bologna

Dal 24 al 26 marzo al Teatro Duse con Enzo Decaro

Redazione Ansa

Il grande teatro napoletano torna al Teatro Duse di Bologna dal 24 al 26 marzo (ore 21, domenica ore 16) con Enzo Decaro protagonista della commedia di Peppino De Filippo "Non è vero ma ci credo". La regia è firmata da Leo Muscato che, proprio con questo testo, a poco più di vent'anni, debuttò nella compagnia di Luigi De Filippo.
    Pur rispettando i canoni della tradizione partenopea, Muscato imprime un sapore più contemporaneo a quella che lui stesso definisce una "tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri che sono versioni moderne delle maschere della Commedia dell'Arte". Non a caso, sottolinea Muscato nelle sue note di regia "il protagonista assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto".
    Al centro della storia c'è l'avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, che vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è un inferno perché vede segni funesti ovunque e teme che qualcuno o qualcosa possa minacciare l'impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici.
    Chi gli sta accanto è sull'orlo di una crisi di nervi a causa delle sue assurde manie ossessive che oltrepassano la soglia del ridicolo quando Savastano licenzia un suo dipendente solo perché è convinto che porti sfortuna. L'uomo, però minaccia di denunciarlo per calunnia e trascinarlo in tribunale.
    Sembra il preambolo di una tragedia, invece è una commedia che fa morir dal ridere. E, infatti, sulla soglia dell'ufficio di Savastano appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro, intelligente, gioviale e preparato: ma il commendator Savastano è attratto da un'altra qualità, la sua gobba. Da qui una serie di eventi paradossali ed esilaranti che vedranno al centro della vicenda la credulità del povero commendatore. "Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po' oleografica degli anni 30. Noi - conclude Leo Muscato - avviciniamo l'azione ai giorni nostri, ambientandola in una Napoli anni Ottanta, un po' tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona". (ANSA).
   

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