Emilia Romagna

Hartmut Haenchen dirige la Settima Sinfonia di Bruckner

Il 9 marzo con l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Redazione Ansa

 Nel marzo del 1990 diresse una Quinta Sinfonia di Gustav Mahler rimasta a lungo nei ricordi degli appassionati di musica bolognesi; nella scorsa stagione, dopo più di trent'anni, è tornato per dirigere la Terza Sinfonia di Anton Bruckner: il quasi ottantenne (è nato il 21 marzo del 1943) Hartmut Haenchen torna, il 9 marzo alle 20.30 all'Auditorium Manzoni, sul podio dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna con un'altra grande pagina del repertorio tardo-romantico qual'è la La Sinfonia N. 7 in mi maggiore sempre di Bruckner. Il direttore tedesco è uno degli interpreti più apprezzati di questo repertorio, che approfondisce anche con pubblicazioni di saggi, alcuni dei quali dedicati alla musica di Wagner e di Mahler.
    Cresciuto nella ex DDR (quella che era la Germania dell'Est), nel 1986 Hanchen si è trasferito in Olanda dove ha assunto la carica di Direttore musicale dell'Opera Nazionale Olandese.
    Nella sua lunga carriera ha diretto complessi sinfonici prestigiosi come i Berliner Philharmoniker, l'Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, le orchestre italiane della Rai e dell'Accademia di Santa Cecilia. Per questo atteso ritorno a Bologna, Hartmut Haenchen affronta quel monumento che è la Settima Sinfonia del compositore austriaco, un brano che già alla prima esecuzione, diretta da Arthur Nikisch con l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia il 30 dicembre 1884, portò a Bruckner uno dei più grandi successi che avesse conosciuto nella sua vita. Come accadde spesso per le sue composizioni, Bruckner rivide più volte le sue opere: sorte che toccò anche alla Settima la cui genesi fu peraltro assai complessa e travagliata.
    Con la Settima Sinfonia, Bruckner rende omaggio al compositore che più ammirava, Richard Wagner, scomparso pochi mesi prima, in particolare nel secondo movimento, l'Adagio "Molto solenne e molto lento", dove nell'organico orchestrale compaiono le famose "tube wagneriane". (ANSA).
   

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