Emilia Romagna

Uno bianca: atti digitali, a disposizione 260mila immagini

Concluso il progetto, consultabili i 277 faldoni sulla banda. Fabio Savi ha chiesto il lavoro esterno

Redazione Ansa

 Le carte sulla banda della Uno bianca trasformate in 260 mila immagini a disposizione, da giugno, di studiosi, magistrati e avvocati. Si è concluso il progetto per il riordino, il restauro e la digitalizzazione dei fascicoli processuali sui delitti commessi dal gruppo criminale, composto per cinque sesti da poliziotti, che tra il 1987 e il 1994 uccise 23 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, Emilia-Romagna e Marche.
    L'intervento è stato sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna e reso possibile da accordi tra Archivio di Stato, Procura, Tribunale e Corte di assise di Bologna. Si tratta di 277 faldoni, 11 allegati per 46 metri lineari, su un arco di tempo che va dal 1990 al 2000. Oltre al materiale cartaceo, sono state riversate in digitale anche 141 videocassette, 67 bobine e 49 audiocassette con intercettazioni, udienze e altre testimonianze. E' compreso anche parte degli atti delle Procure di Rimini e Pesaro.
    Tutto sarà consultabili col sistema 'Sestra', messo a disposizione dalla Regione. Potranno accedere liberamente l'autorità giudiziaria e le parti, mentre gli altri dovranno accreditarsi chiedendo l'autorizzazione al ministero dell'Interno attraverso l'archivio di Stato. La digitalizzazione è stata presentata a Bologna, alla presenza del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, del sindaco Matteo Lepore, del procuratore Giuseppe Amato e della presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Rosanna Zecchi: "Oggi è un giorno fortunato", ha detto.
    "Dopo la digitalizzazione dei processi su Strage di Bologna e Italicus, è un nuovo e importante segnale per riaffermare ancora una volta il nostro impegno per non dimenticare", ha detto Bonaccini, parlando di "un patrimonio comune che consegniamo alle giovani generazioni e a quanti vorranno approfondire anni drammatici della vita del Paese".
   

Intantoo si è appreso che Fabio Savi, l'unico non poliziotto della banda e detenuto dall'arresto del 1994, ha fatto richiesta di lavoro esterno al carcere. La sua richiesta, secondo quanto si apprende, è stata rigettata e ieri, davanti ai giudici di Sorveglianza di Milano, è stato discusso il reclamo: il tribunale si è riservato la decisione. Savi è nel carcere di Bollate, dove si trova anche il fratello Roberto. A quanto risulta, Savi non ha sin qui mai usufruito di benefici e come lui neppure Roberto: le loro richieste sono state respinte. Il terzo fratello Savi, Alberto, da qualche anno invece gode di permessi premio, in Veneto.

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