Emilia Romagna

Ucraina: nave a Ravenna, operazioni di scarico dureranno 30 ore

Porta 15mila tonnellate di semi di mais per mangimi animali

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Redazione Ansa

Sono in corso al porto di Ravenna, banchina 'Cereali', le operazioni commerciali della Rojen, la nave cargo battente bandiera maltese e carica di 15mila tonnellate di semi di mais destinati ai mangimi per allevamenti, partita da Chornomorsk, vicino a Odessa, il 5 agosto, nell'ambito degli accordi commerciali che riaprono le esportazioni dall'Ucraina.

Il cargo è arrivato in rada a Ravenna nella mattinata di ieri ma l'ormeggio in banchina è avvenuto soltanto in tarda serata per via delle operazioni di un'altra nave che sono state rallentate dal maltempo. Ad accogliere l'imbarcazione in banchina, fra le autorità, l'ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk e il comandante Francesco Cimmino, direttore marittimo dell'Emilia-Romagna, col personale della Guardia costiera che sta sovrintendendo alle operazioni.

Lo scarico della Rojen è iniziato questa mattina intorno alle 8.50. Le operazioni dureranno almeno circa 30 ore. A quanto si apprende dovrebbero concludersi martedì 16 agosto. Nella stessa giornata al porto di Ravenna è attesa un'altra nave dall'Ucraina - la Sacura, con 11mila tonnellate di semi di soia destinati all'alimentazione animale - mentre al porto pugliese di Monopoli dovrebbe approdare la Mv Mustafa Necati, con 6mila tonnellate di olio grezzo di semi di girasole.

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Secondo Coldiretti lo sbarco in Italia della prima nave carica di mais provenienti dal Mar Nero è importante per fermare le speculazioni sui prezzi, dalle stalle alle tavole, in una situazione in cui l'Ucraina con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell'Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l'alimentazione degli animali negli allevamenti. Tra i prodotti che hanno subito maggiori incrementi di prezzo nel carrello della spesa ci sono - sottolinea la Coldiretti - alimenti la cui disponibilità dipende direttamente o indirettamente dalle importazioni dall'estero ed in particolare dall'Ucraina.

In cima alla classifica dei rincari con un +65,8% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c'è il burro in crescita del 32,3% che subisce gli effetti dell'esplosione del costo dei mangimi per gli allevamenti di cui il mais è tra i principali componenti ed al terzo la pasta (+26,3%), che risente dello stravolgimento del mercato mondiale dei cereali provocato dal conflitto tra Kiev e Mosca, proprio nel momento in cui nelle campagne italiane si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat a luglio 2022. "L'Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni", afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l'importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. 

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