Emilia Romagna

Gusci di conchiglie per decontaminare l'acqua dai Pfas

Progetto dell'Università di Ferrara grazie a fondi 5xmille

Redazione Ansa

Da scarti delle attività di acquacoltura a biomasse per ripulire l'ambiente: ci sono anche i gusci delle conchiglie tra i nuovi materiali che, in un'ottica di economia circolare, sono candidati a diventare decontaminanti contro i Pfas, le sostanze perfluoro alchiliche tra le più persistenti nell'ambiente e pericolose per l'uomo. Il progetto, italiano, è dell'Università di Ferrara, che lo ha finanziato grazie ai fondi raccolti con il 5x1000.
    "Le sostanze perfluoro alchiliche (Pfas) sono senz'altro tra le più pericolose per la salute. L'ampio utilizzo di questi acidi nel settore industriale ha provocato negli anni una contaminazione talmente diffusa, da rilevare tracce nel sangue umano in diverse aree del Nord Italia", ha osservato Tatiana Chenet, ricercatrice del dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Prevenzione e coordinatrice del progetto. "I Pfas sono caratterizzati da una forte persistenza, ovvero vengono degradati molto difficilmente. Oltre ad esserne stata dimostrata la tossicità - ha aggiunto la coordinatrice del progetto - sono contraddistinti da un'elevata solubilità in acqua. E' proprio attraverso l'acqua che raggiungono i campi, i prodotti agricoli e quindi gli alimenti".
    Al fianco della ricercatrice un gruppo di lavoro multidisciplinare. "Il nostro obiettivo è di valorizzare la neutralizzazione di Pfas utilizzando biomasse di scarto destinate allo smaltimento". Ed è qui che entrano in gioco le conchiglie e i loro gusci, frutto della collaborazione con aziende sul territorio. "Abbiamo già preso contatti con l'azienda Naturedulis di Goro, che ci fornirà il materiale di scarto. Dopo gli studi di efficienza e di idoneità dei materiali e test ecotossicologici, verrà fatta una valutazione economica per stimare la fattibilità della metodologia", ha concluso Chenet.

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