Emilia Romagna

Candice Breitz a Modena con 'Never Ending Stories'

Dall'8 giugno tre installazioni alla Palazzina dei Giardini

Redazione Ansa

'Never Ending Stories', la più grande mostra dedicata finora da un'istituzione italiana all'artista sudafricana Candice Breitz, sarà ospitata da Fmav-Fondazione Modena Arti Visive di Modena alla Palazzina dei Giardini dall'8 giugno al 18 settembre.
    Nata nel 1972 a Johannesburg e oggi residente a Berlino, Breitz ha esposto le proprie videoinstallazioni in mostre personali e collettive nei musei di tutto il mondo, partecipando alle biennali più prestigiose: nel 2017 ha rappresentato il Sudafrica alla 57/a Biennale di Venezia. A cura di Daniele De Luigi, l'esposizione presenta tre installazioni di grandi dimensioni di Breitz - 'Love Story' (2016), 'Digest' (2020) e 'Labour' (2017, ancora in corso) - riflettendo sul ruolo cruciale che lo storytelling gioca nella costruzione della realtà vissuta e offrendo la possibilità di realtà future alternative. La mostra, spiega il curatore, "offre una momentanea via di fuga dall'accelerazione temporale che viviamo quotidianamente, tipica dell'economia dell'attenzione, allungando e deformando il nostro rapporto con il tempo, e offrendo rifugio dal vortice di notizie che ci avvolge e dai continui scroll nei social media, divenuti il nostro strumento di comprensione e misura del mondo".
    'Love Story' si compone di una proiezione cinematografica e più di venti ore di interviste molto intime: evocando il tema della crisi globale dei rifugiati, l'opera si sviluppa grazie ai colloqui con sei persone che hanno lasciato, per differenti motivazioni, la propria terra di origine. 'Digest' è composta da 1001 videocassette dipinte, le cui cover si presentano adornate da un singolo verbo estratto dal titolo di un film in circolazione durante l'era dell'home video. 'Labour' è un'installazione a sei singoli canali video, tratti da un'opera ancora in progress: l'artista ha ripreso in video una serie di nascite, con un crudo stile documentaristico e accennando all'estetica da peep show di opere come 'L'Origine du monde' di Gustave Courbet (1866) e 'Étantdonnés' (1966) di Marcel Duchamp.
    (ANSA).
   

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