Emilia Romagna

Elezioni a Bologna: investì nipote di Prodi, candidato si ritira

Malumori della famiglia, Roberto Grandi era capolista di Lepore

Da sinistra in alto: Matteo Lepore e Fabio Battistini. Da sinistra in basso: Stefano Sermenghi e Dora Palumbo

Redazione Ansa

A meno di due settimane dalle elezioni il caso-Grandi turba la corsa del candidato di centrosinistra Matteo Lepore alla conquista del Comune. Il professore universitario, testa della lista civica che sostiene Lepore, ha deciso di farsi da parte, dopo che un cugino dell'ex premier Romano Prodi ha definito "inopportuna" la sua candidatura per il coinvolgimento di Grandi in un incidente stradale dove morì il nipote 18enne.
    Roberto Grandi è un nome di spicco nel mondo universitario e culturale bolognese: sociologo della comunicazione, è stato prorettore e, negli anni '90, da assessore comunale, fu il padre della prima rete civica realizzata da un Comune italiano agli albori di internet. Negli ultimi anni è stato presidente dell'Istituzione Bologna musei ed è uno dei consiglieri più ascoltati di Lepore. Da sempre vicino all'ambiente di centrosinistra, ma non iscritto al Pd, la sua candidatura nella lista civica che affianca i partiti di centrosinistra è apparsa naturale.
    Grandi era alla guida dell'auto che il 27 febbraio 2020 travolse e uccise, mentre pedalava sui Colli, il diciottenne Matteo Prodi. Suo nonno era l'ex eurodeputato Vittorio, fratello di Romano. Grandi è imputato per omicidio stradale, con udienza preliminare fissata al 14 ottobre.
    Nella numerosa famiglia Prodi c'era stato qualche malumore per questa candidatura, mai, però, pubblicamente espressa.
    Almeno fino a ieri, quando Radio 1909 ha raccolto lo sfogo, poi rilanciato dal Resto del Carlino, di Lorenzo Prodi, altro pronipote dell'ex premier. "Ritengo inopportuna e fuori luogo - ha detto - la candidatura di Roberto Grandi con un processo alle porte. E ritengo infelice - ha aggiunto riferendosi stavolta a Lepore - partecipare a un memorial per la morte di un ragazzo diciottenne e candidare chi è accusato di omicidio stradale nei suoi confronti. La mia famiglia ha scelto la strada del silenzio ma io sento la necessità di rendere pubblico il tutto. Quando ho visto la candidatura ho sofferto, ma ho anche pensato che sarebbe uscito fuori raccontando quell'episodio e proponendo magari qualcosa di concreto dal punto di vista della sicurezza stradale, che potesse proporsi come riscatto personale. Invece no, non una parola".
    Un malumore, quello della famiglia Prodi, che ha avuto come immediata conseguenza il passo indietro di Grandi. "Prendo atto di queste affermazioni - ha detto - per mantenere il clima civile e responsabile della campagna elettorale e per non distrarre il dibattito dai temi sul futuro di Bologna, nel rispetto del dolore della famiglia di Matteo Prodi e ipotizzando che anche per loro la mia eventuale presenza in Consiglio comunale sia inopportuna, mi faccio da parte".
    Ovviamente le liste non si possono modificare e, formalmente, la candidatura di Grandi rimane in campo, anche se la sua campagna elettorale termina qui. Matteo Lepore, ringraziandolo per questa decisione, ha precisato che non c'erano ragioni ostative alla sua candidatura, né in contrasto con il codice etico del Pd, visto che il processo non è nemmeno iniziato.
    "Grandi - ha detto Lepore - è una persona di indiscusso valore e ha sempre dimostrato un grande spirito di servizio e attaccamento alla città. Chi lo conosce sa quanto questa vicenda tragica abbia cambiato anche la sua vita".
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it