Un "fratello di tutti", che non lasciava indietro nessuno. Un giovane prete che nei mesi terribili della guerra e della resistenza con la sua bici macinava chilometri e salite nel Bolognese per portare pane a chi ne aveva bisogno, per seppellire i morti, per liberare quanta più gente possibile e per aiutare tutti coloro che lo chiedevano: partigiani ma anche fascisti e nazisti che poi l'hanno ucciso. Don Giovanni Fornasini sarà Beato, e Bologna si prepara per la celebrazione della beatificazione domenica 26 settembre.
Se c'è "un testamento della sua vita è che non lasciava dietro nessuno". Così l'arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, ha ricordato la figura del sacerdote martire, ucciso dai nazifascisti il 13 ottobre 1944 a San Martino di Caprara, testimone degli eccidi avvenuti a Monte Sole, Marzabotto, nei giorni precedenti, presentando gli eventi della beatificazione, a chiusura del Festival Francescano a Bologna. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a nome di papa Francesco. L'evento si svolgerà nella Basilica di San Petronio ma un maxi schermo sarà allestito anche in piazza Maggiore. Per entrambi i luoghi si potrà accedere prenotando online.
Nel giorno della beatificazione saranno portati in basilica, insieme all'urna coi resti del corpo del martire, anche alcuni oggetti che gli sono appartenuti e che sono il simbolo della sua storia e testimonianza: la bicicletta con cui accorreva verso chi aveva bisogno. Gli occhiali e l'aspersorio che aveva con sé il giorno in cui fu ucciso. Pestato a sangue. La testa fu trovata staccata da un corpo martoriato.
Commosso ma lucido il ricordo della nipote Caterina, classe 1938, bambina di sei anni quando lo zio fu ucciso: "Era instancabile, aiutava tutti, tutti indistintamente. Venivano, chiedevano, lui prendeva la bici e andava, dove poteva, per liberare. Ha liberato tantissima gente. Se il tedesco era un po' titubante diceva 'Uccidete me. Questo ha moglie e figli, io lascio la mamma'. Ha salvato tantissima gente. Fu chiamato l'angelo di Marzabotto". Ancora oggi, prosegue trattenendo a stento le lacrime, "se a Marzabotto si dice Fornasini forse non lo ricordano ma 'l'angelo di Marzabotto' dicono 'ah quel pretino magro, ha salvato anche me'. Ho incontrato tanta, tanta gente che diceva di essere stata salvata da mio zio e avevano il santino del morto ancora in tasca, dopo anni e anni". Dava "fastidio" ai nazisti, con la sua generosità, "ma ha aiutato tutti, nazisti, fascisti, partigiani. Non chiedeva chi fossero. Chiunque arrivava lui era disponibile e generoso con tutti". Adesso sarà beato, "un'emozione grandissima, solo che in questa gioia immensa mi manca la nonna e mi manca il mio babbo. È lui che l'ha trovato".
Fornasini, nato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere il 23 febbraio 1915, era parroco di Sperticano, piccola comunità di 300 anime vicino a Marzabotto, quando venne ucciso dai nazifascisti. La mattina del 13 ottobre salì da solo a San Martino di Caprara per cercare l'amico don Ubaldo, anche lui ucciso. Alla sera i soldati tedeschi festeggiarono in canonica a Sperticano gridando: "Pastore kaputt". "Da quel momento terribile - dice la signora Caterina - mia nonna (la madre di don Giovanni, ndr) non fu più la stessa. Non l'ho più vista sorridere".
Il cadavere di don Fornasini fu visto il giorno successivo dietro al cimitero di Caprara, ma vi rimase tutto l'inverno. Il 22 aprile 1945 il fratello Luigi recuperò la salma e la portò a Sperticano, dove finora è stata custodita in chiesa.
Nei giorni precedenti alla beatificazione solenne, sono organizzate a Bologna altre iniziative in memoria di don Fornasini, una estemporanea di pittura per artisti di ogni età e un memorial di calcio, in ricordo della passione sportiva di don Giovanni.
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