Emilia Romagna

Luciano e Laila, senza lavoro e con mutuo

La storia di una coppia di dipendenti del Mercatone Uno

Mercatone Uno, protesta dei lavoratori

Redazione Ansa

Luciano e Laila, marito e moglie, 45 anni, due figli di 7 e 12 anni, lavoravano entrambi al Mercatone Uno di Bari. Si sono conosciuti e innamorati tra gli scaffali del negozio 21 anni fa, da 15 hanno una famiglia e una rata di mutuo da 1.100 euro al mese da pagare. Da sabato scorso sono tutti e due senza lavoro e da oggi protestano davanti al mobilificio, insieme con altri 45 colleghi dello stabilimento di Bari e contemporaneamente ai 1.860 lavoratori dei 55 negozi di tutta Italia, da Asti a San Cesario di Lecce.

Quella di Luciano e Laica è solo una delle centinaia di storie racchiuse dietro le saracinesche ormai chiuse del mobilificio. Laila non riesce a trattenere le lacrime e preferisce non parlare, mentre Luciano racconta. "Lavoravamo in due settori diversi, io nel reparto mobile e Laila in cassa ma capitava spesso nella giornata di scambiarci sguardi e sorrisi.

Quando ci siamo sposati abbiamo invitato al nostro matrimonio tanti colleghi, l'altra nostra famiglia. Eravamo tranquilli perché sapevamo che quello era il nostro lavoro. Molte volte, soprattutto da quando abbiamo cominciato a vedere che la crisi stava facendo chiudere tante aziende e anche da noi si cominciava a capire che qualcosa non andava, abbiamo tentato, uno dei due, di trovare altro. Ma siamo al Sud, e un lavoro a 45 anni non te lo dà nessuno".

Quando, nel 2009, hanno comprato casa e contratto un mutuo, hanno sottoscritto contestualmente una polizza che li assicurava per 25 anni in caso di morte e invalidità e per 10 anni in caso di perdita del lavoro. "La beffa è che è scaduta 4 mesi fa", dice Luciano con un sorriso amaro. Nello stesso stabilimento di Bari, dove lavorano in prevalenza giovani donne, c'è un'altra coppia di coniugi lavoratori. Già un anno fa, con la prima crisi aziendale e la vendita del marchio ad una società di Malta, ora fallita, si erano visti dimezzare ore e compensi, sottoscrivendo, pur di non perdere il posto di lavoro, un contratto part-time. Ora sono per strada, con gli stipendi fermi a un mese fa, aspettando risposte sul loro futuro e, per il momento, aggrappati alla speranza che almeno la Cassa integrazione arrivi presto.
   

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