Emilia Romagna

Dda, processare ex viceprefetto Modena

Aemilia, tra i nomi anche un avvocato e i Bianchini

Redazione Ansa

(ANSA) - MODENA, 22 GIU - La Dda di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio di Mario Ventura, ex vice prefetto e capo di gabinetto della prefettura di Modena (ora si occupa di raccordo con enti locali e consultazioni elettorali) e di altre 10 persone, in un procedimento che nasce dalla maxi inchiesta Aemilia sulla 'ndrangheta. A riportare la notizia è la Gazzetta di Modena. I reati ipotizzati a vario titolo nei confronti degli 11 sono rivelazione di segreti, minaccia ai Corpi dello Stato, false informazioni al pubblico ministero, favoreggiamento, con l'aggravante mafiosa.
    Ventura era coordinatore delle riunioni del Girer, gruppo interforze per prevenire il rischio infiltrazioni. Insieme a lui i nomi di Daniele Lambertucci, addetto all'Informatica della prefettura, Giuseppe Marco De Stavola (agenzia delle Dogane), l'avvocato modenese Giancarla Moscattini, l'imprenditore di San Felice Augusto Bianchini, la moglie Bruna Braga e il figlio Alessandro, Ilaria Colzi, Alessandro Tufo, Giuliano Michelucci e Giulio Musto (società Safi).
   Secondo quanto ipotizzano i pm della Dda Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, gli undici imputati avrebbero, con ruoli differenti, aiutato aziende in odore di mafia ad aggirare gli ostacoli dell'amministrazione pubblica a protezione della ricostruzione post sisma in Emilia. Come riporta sempre l'edizione odierna de la Gazzetta di Modena gli imputati sarebbero considerati 'complici' con l'ex Senatore Carlo Giovanardi, che era membro della commissione parlamentare antimafia. Giovanardi stesso è indagato, a sua volta con l'aggravante mafiosa: la Corte Costituzionale, come noto, deve decidere se siano utilizzabili le intercettazioni a suo carico anche senza l'autorizzazione del Parlamento.

Aemilia: Giovanardi, 'attacco a funzioni parlamentari'. L'ex senatore: 'Spetta alla Corte Costituzionale valutare'
 "Sarà la Corte costituzionale prima e il Senato poi ad esaminare come sia possibile che un parlamentare, che ha esercitato alla luce del sole il suo diritto-dovere costituzionalmente garantito di esprimere opinioni insindacabili possa essere indiziato per le iniziative assunte con decine di atti". Interviene con queste parole l'ex senatore Carlo Giovanardi (Idea) dopo gli ultimi sviluppi sull'indagine della Dda di Bologna, legata a Aemilia, per i presunti favoritismi ad aziende nella prefettura di Modena, che, come già era noto, lo vede indagato. "Non ho mai percepito un centesimo per questa attività e - aggiunge Giovanardi in riferimento ai suoi interventi in aula e alle conferenze stampa - nessuno mi ha mai accusato di aver avuto rapporti diretti o indiretti con la 'ndrangheta". L'ex senatore conclude: "Siamo di fronte a un attacco a funzioni parlamentari costituzionalmente garantite".

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