(ANSA) - BOLOGNA, 16 GIU - Dalla politica all'evoluzione del
cinema: il regista britannico Peter Greenaway, a Bologna per
ricevere il 'Celebration of lives award' al Biografilm Festival,
spazia a tutto tondo senza risparmiare giudizi taglienti.
"Il cinema è morto, o comunque sta morendo - afferma -: "la
sua fruizione è frammentata, si può tornare indietro e andare
avanti a piacimento; lo si può guardare su uno smartphone, in
dvd, in televisione, su tablet e soprattutto, quando guardiamo
un film, siamo soli". Critiche pure per la produzione italiana,
anche se non mancano lodi a Rossellini e Fellini ("8 e mezzo è
il più grande film di sempre, Fellini un maestro come
Ejzenstejn"): "come mai fra 'La dolce vita' e 'L'ultimo
imperatore' è scomparso tutto?", si chiede aggiungendo che il
Pasolini regista era "sciatto nel montaggio e la sua professione
di socialismo una sostanziale posa. Il credo di Rossellini era
autentico mentre in 'Accattone' si percepisce il distacco, così
come ipocrita era il Visconti di 'Rocco e i suoi fratelli'".
Greenaway, la settima arte è morta
'Credo socialista di Pasolini una posa'