Emilia Romagna

Bancarotta società parchi divertimento

Finanzieri accertano distrazioni patrimoniali per 800mila euro

Redazione Ansa

(ANSA) - FORLI', 30 MAR - Per cinque amministratori di una società di San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), che costruisce attrezzature per parchi di divertimento di tutt'Italia, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta semplice e fraudolenta al termine di indagini condotte dalla Guardia di Finanza. La società fallita operava in un gruppo imprenditoriale composto da tre società riconducibili in maggioranza ad una famiglia riminese: una deteneva marchio e gestione del parco divertimenti, l'altra era proprietaria di terreni e fabbricati su cui la prima svolgeva la propria attività, la terza - quella fallita - si occupava di manutenzione impianti e produceva strutture, miniature e sculture. Dalle indagini è emerso che il gruppo, per ingenti esposizioni debitorie, aveva avanzato proposte di concordato ai Tribunali di Forlì e Rimini per cedere le società a un gruppo che gestisce parchi divertimento sulla costa romagnola e ligure. La GdF ha scoperto distrazioni patrimoniali per oltre 800mila euro.
   Il gruppo di persone al centro dell'indagine della Guardia di Finanza di Forlì, su delega della magistratura, ha gestito per anni 'Italia in Miniatura', il noto parco che sorge alla porte di Rimini. La società fallita è quella che svolgeva principalmente l'attività di manutenzione di impianti e la produzione di strutture, miniature e sculture. 'Italia in miniatura' continua regolarmente la propria attività. Il gruppo ligure che ha acquisito l'asset imprenditoriale è Costa, attivo, attraverso Costa Edutainment, nel settore della gestione di 12 strutture pubbliche e private dedicate ad attività ricreative, culturali, didattiche, di studio e di ricerca scientifica come, fra gli altri, l'Acquario di Genova e quello di Livorno e, in Romagna, l'Acquario di Cattolica e i parchi 'Italia in Miniatura' a Rimini e 'Aquafan' e 'Oltremare' a Riccione.    Le indagini, dirette dai pm di Forlì Michela Guidi e Federica Messina, si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio per cinque dei sei amministratori della società fallita, in gran parte componenti di un nucleo familiare noto nel riminese per la sua attività imprenditoriale in questo specifico settore.

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