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L'abito di sughero e legno nato in Sardegna vola a Londra

Istituto La Marmora in finale nel concorso di moda Junk kouture

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 15 GIU - Abiti con materiali riciclati.
    Realizzati con trucioli di legno, cartone e tappi di sughero.
    Creatività e sensibilità green: così l'istituto comprensivo La Marmora di Monserrato, alle porte di Cagliari, si è guadagnato a Milano il volo a Londra per la finale internazionale di Junk Kouture, il più grande concorso di moda sostenibile giovanile al mondo. L'appuntamento è alla Ovo Arena di Wembley il 12 ottobre.
    Colourful Nature, realizzato nella sede di via Monte Linas, è l'abito che si è posizionato tra i primi dieci nazionali. È ispirato alla natura, colorato e allegro. I materiali principali sono stati recuperati da una falegnameria, successivamente incollati su un body e una gonna inutilizzati e rivisitati. La scuola secondaria di primo grado dell'istituto comprensivo La Marmora ha presentato in totale nove design creati anche in via Argentina. Quattro dei nove sono arrivati tra i 60 semifinalisti nazionali nella finale di Milano. Ogni scuola non poteva arrivare in semifinale con più di quattro abiti.
    Colourful Nature (di Martina Puddu, Alice Lecca e Riccardo Murgia), Goloritze (di Giorgia Mameli, Ileana Secci e Eleonora Sollai), Asymmetrical flight (di Virginia Pibiri, Asia Corda e Veronica Pibiri) e Ilaria Alpi (di Elisa Feboli, Alice Mainas e Martina Paderi) sono i nomi dei quattro progetti arrivati in semifinale. Colourful Nature è poi approdato nella top ten. Junk Kouture è un programma creativo per i giovani che promuove l'importanza della sostenibilità: moda e arte possono fiorire anche da ciò che viene considerato spazzatura.
    "Siamo riusciti a coinvolgere le famiglie aprendo le porte della nostra scuola anche nel pomeriggio, supportandoci a vicenda e trascorrendo dei momenti che non dimenticheremo mai - spiega la coordinatrice del progetto Carla Vargiu - Abbiamo raccolto i materiali nei magazzini scolastici, nelle nostre case, in quelle dei nostri amici, fino ad arrivare alle attività di ristorazione locali. I laboratori di arte di entrambe le sedi si sono trasformati in laboratori quasi professionali, dove materiali ormai arrivati alla fine del ciclo di vita sono rinati e hanno trovato una nuova funzione. In alcuni momenti - confessa - sembrava di essere all'interno di un film: manichini, bustini, set fotografici, disegni, trucchi, spazzole e specchi, ago, filo, macchine per cucire e tanto altro". (ANSA).
   

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