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Tra freddo e spopolamento torna il rito dei serpari a Cocullo

C'è chi torna in città per l'evento. Attesi 10mila turisti

Redazione Ansa

COCULLO - "Fare il serparo è una cosa normale a Cocullo. Da quando siamo piccoli, appena si scioglie la neve, andiamo in montagna e cerchiamo cervoni, saettoni, biacchi, tutte le razze non velenose": a parlare è Marco Ognibene Mascioli, consigliere comunale di Cocullo (L'Aquila), paese di 200 abitanti nella Valle del Sagittario. Dal 2007 vive a Bologna per lavorare nell'Esercito, ma, racconta, "ogni anno, ad aprile, prendo le ferie, dai dieci giorni a un mese, per tornare a casa a fare il serparo".
    Sono gli ultimi giorni di cattura dei serpenti che il primo maggio saranno messi ad agghindare la statua del santo patrono e a riempire braccia e décolleté di turisti per la Festa dei Serpari, per poi essere rimessi in libertà. I serpari si incamminano in montagna ogni giorno quando si alza il sole, conoscono le tane dei rettili, si tramandano tecniche di cattura. Spiega Mascioli: "Sappiamo come prendere ogni razza per non farci mordere, perché ognuna ha la sua tattica di difesa. Ma quando le serpi sono in mezzo a foglie e rovi è difficile fare i movimenti giusti, e loro ci mordono. Io le prendo quasi sempre a mani nude, perché con il guanto quando si divincolano ti possono scivolare. Il cervone è il più mansueto, il biacco e il saettone attaccano sempre".
    A ridosso dell'evento, che richiama oltre diecimila turisti ogni anno, arriva anche l'erpetologo per censire gli esemplari catturati. Ne conta ogni anno dai 150 ai 200. Fino al suo arrivo, i serpari non si prefigurano una cifra esatta, perché ciascuno tiene in casa quelli che ha catturato dentro teche di vetro o di legno. "Insieme al veterinario, l'erpetologo misura i serpenti, ne prende il peso. Hanno dimostrato che, anche se noi disturbiamo gli animali in natura, loro non ne risentono nel tempo. Continuano a crescere, a riprodursi, non subiscono fortemente lo stress".
    Quest'anno le temperature più rigide hanno ritardato l'uscita dal letargo degli animali; altra novità, la presenza di zecche.
    "Negli ultimi tre giorni, che sono stati più caldi - riferisce Mascioli - ho preso sette serpenti e, cosa nuova e soprattutto accidentale, una zecca. Sapevamo che poteva succedere perché i cervi che ne sono portatori stanno aumentando".
    Ma si fa sentire anche un'altra realtà, lo spopolamento e il conseguente calo demografico, che comporta ogni anno di più la scarsità di forza lavoro per l'organizzazione della festa. Dal 2001 al 2021 Cocullo ha perso 102 abitanti (Istat). La Festa dei Serpari diventa quindi, ancor di più, occasione di ritrovo per i cocullesi resilienti con i compaesani espatriati o emigrati, di ritorno per un giorno. (ANSA).
   

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