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A Kos tra Ippocrate, spiagge, prodotti bio e un po' d'Italia

Nell'isola del Dodecaneso una Grecia che non è bianca e blu

Redazione Ansa

KOS - L'albergo del Gelsomino si erge elegante con la sua architettura orientaleggiante sul lungomare della città di Kos, ricordo del dominio italiano delle isole del Dodecaneso (1912-1947, quando si chiamava Coo), rintracciabile in diversi edifici di quest'isola che - a parte le tradizionali spiagge di cui l'intera Grecia è generosa - offre al visitatore storia antica e archeologia, prodotti bio d'eccellenza, turismo sportivo e naturalistico e anche la possibilità di visitare la vicina e suggestiva isola vulcanica di Nysiros per una gita giornaliera.
    Kos, a nord di Rodi e a poche miglia marine dalla costa turca, è il luogo dove visse e insegnò Ippocrate, padre della medicina occidentale. E il suo ricordo qui è ovunque: dal platano (probabilmente un discendente della pianta originaria) sotto il quale avrebbe parlato ai suoi allievi, nella città accanto alla moschea di epoca ottomana, all'area archeologica dell'Asklepion, il santuario dedicato ad Esculapio, il dio antico della medicina.
    Gli italiani non sono i visitatori più numerosi dell'isola - il primato va ai britannici, ma ora la compagnia SkyExpress sta aumentando i collegamenti Grecia-Italia, Kos inclusa - e frequentano soprattutto la zona di Kefalos, ai margini della quale, nella baia di Santo Stefano, sorge un gigantesco resort di lusso, Ikos Aria, dove la clientela parla soprattutto in inglese. Ma i visitatori della penisola possono comunque gustarsi gli echi d'Italia, oltre che ritrovando edifici razionalisti o che ricordano Venezia, anche nel piccolo museo dedicato proprio all'architettura e all'urbanistica italiane. O ricordare presso il piccolo cimitero cattolico locale il sacrificio di circa 100 ufficiali italiani che nell'ottobre 1943 furono massacrati dai tedeschi nelle paludi di Linopoti, alle spalle dell'odierna zona turistica di Tingaki.
    Ma al di là dei doverosi ricordi, chi invece vuole pensare solo al presente a Kos ha solo l'imbarazzo della scelta: a 15 km dalla città capoluogo si può salire al villaggio di Zia, sulle pendici del monte Dikaios, dove si può fare trekking e la vista è mozzafiato - si vedono Nysiros e Tilos, oltre che la costa anatolica - e la cucina è notevole.
    Anche perché si basa sugli eccellenti prodotti locali, tutti rigorosamente bio: dal miele - prodotto ad esempio dall'azienda Melissa (ape in greco) - al vino dell'azienda Akrani che produce anche partendo da varietà locali di uva: Assirtiko, Malagusia e Athiri. E trattandosi di Grecia anche l'olio è protagonista: come quello, eccellente e in tante sfumature, dell'azienda a conduzione familiare Hatzipetrou. Ma i prodotti biologici sono ovunque, nella natura esplosiva di Kos: tra loro, l'aloe vera dalle mille proprietà prodotta da Pandrosia, la cui coltivazione sorge su una collina che degrada verso il mar Egeo, punteggiata da una vegetazione straordinaria.
    E per gli appassionati della bicicletta, Kos è un autentico paradiso, chilometri di pista ciclabile che arrivano fino a dentro la città, grazie al numero record di 6.500 bici affittabili, ricorda Nikos Prezas, presidente dell'associazione del cicloturismo locale.
    "A Kos c'è tutto, natura, prodotti tipici, storia e anche l'architettura italiana che conserviamo. Grazie alla cooperazione di tutti gli operatori locali, possiamo dare ai visitatori un'offerta eccellente, adatta a chi viene da ogni angolo del mondo", spiega Sevi Vlachou, assessora al Turismo.
    Mentre per Antoni Hatzimichail, albergatore e presidente della locale Associazione dei professionisti "qui gli italiani si sentono a casa. A loro piacciono le stesse cose che piacciono a noi greci, la buona cucina, la compagnia, i luoghi più belli da scoprire". (ANSAmed).
   

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