(di Luciano Fioramonti)
(ANSA) - ROMA, 06 MAR - Non solo marmo, bronzo o pietra. I
maestri scultori del Rinascimento crearono opere di grande
pregio anche con la terracotta, considerata più umile ma non per
questo meno ricercata. Se Padova e il suo territorio
conquistarono il primato in questo campo il merito fu di
Donatello che in città, a ridosso della Basilica del Santo, aprì
la sua bottega. Dopo di lui vennero Bartolomeo Bellano, Giovanni
De Fondulis e Andrea Riccio, rafforzando una tradizione che fece
di quella zona un unicum. Migliaia di sculture abbellirono
chiese, sacelli, capitelli, conventi e grandi abbazie di un'
area che abbraccia anche Vicenza, Treviso, Belluno e Venezia.
Una ventina di lavori scampati alla dispersione causata nei
secoli da indifferenza, furti e vandalismi rendono testimonianza
del valore di questo enorme patrimonio perduto nella mostra "A
nostra immagine. La scultura in terracotta nel Rinascimento. Da
Donatello a Riccio" che il Museo Diocesano di Padova ospita fino
al 2 giugno, a ingressi contingentati per motivi di precauzione
in tempo di coronavirus.
Nelle Gallerie del Palazzo Vescovile i curatori Andrea Nante
e Carlo Cavalli hanno riunito gli esempi più eloquenti della
produzione uscita dalle fucine degli artisti, dalle scene di
gruppo, come i Compianti, alle piccole e raffinate Madonne con
Bambino, alle immagini dei Santi venerati dalle famiglie, opere
presenti nella zona accanto a quelle prestate da musei italiani
e internazionali. Tra le opere di maggior valore c'è la Madonna
con Bambino di Donatello, prestata dal Louvre. Il visitatore può
inoltre vedere ricomposto il Compianto di Andrea Riccio, oggi
diviso tra la Chiesa padovana di San Canziano e i Musei Civici
della città. Ancor più suggestiva, per la storia tormentata che
la riguarda, è la Madonna con Bambino salvata da una clarissa
dopo la soppressione in epoca napoleonica del Convento padovano
di Santa Chiara, e rimasta al sicuro fino a poco tempo fa nella
clausura del Monastero della Visitazione. Oggi è tornata al suo
aspetto originario dopo un restauro accurato. Per la prima volta
in mostra i frammenti superstiti di una Deposizione, danneggiata
seriamente nel bombardamento della chiesa di San Benedetto
dell'11 marzo 1944.
La scultura in terracotta, dopo un lungo periodo di oblio,
ebbe il suo boom a Padova nella metà del Quattrocento grazie
all'arrivo di artisti toscani, tra cui appunto anche Donatello
impegnato dal 1443 per dieci anni nel cantiere della Basilica
del Santo. Caratteristiche ambientali, tradizioni locali e
apporti culturali esterni favorirono lo sviluppo di una
produzione legata, in particolare, alla statuaria in bronzo,
anch'essa introdotta da Donatello, e del bronzetto di piccole
dimensioni. Nella bottega del padovano Bartolomeo Bellano verso
la fine del secolo si fece le ossa da scultore il giovane Andrea
Briosco, detto Il Riccio, che dopo aver frequentato il cantiere
donatelliano nella Basilica del Santo, elaborò all'inizio del
Cinquecento uno stile colto e raffinato, teso verso una nobiltà
classica con riferimenti al mondo antico e pagano anche nel
modellare soggetti religiosi e destinati alla devozione. Questo
''umanesimo cristiano'' padovano venne spazzato via dalla
Controriforma. "La terracotta - spiegano i curatori - cessò di
essere apprezzata come linguaggio autonomo, complice l'idea di
scultura intrisa di neoplatonismo propugnata da Michelangelo e
raccolta da Giorgio Vasari nelle sue 'Vite' ". (ANSA).
Donatello e le sculture in terracotta
A Padova l' influsso del maestro nella rinascita della materia