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'Marino Marini' al Guggenheim di Venezia

Esposte opere scultore toscano, a confronto con storia arte

Redazione Ansa

VENEZIA - La grande statua del cavallo con cavaliere di Marino Marini domina la terrazza, che si affaccia sul Canal Grande, di Ca' dei Leoni, casa veneziana di Peggy Guggenheim e ora sede della Collezione intitolata alla mecenate statunitense. E' una delle prime opere italiane acquistate da Peggy dopo il suo arrivo nella città lagunare sul finire degli anni '40 dello scorso secolo e oggi dialoga con la ricca esposizione di lavori dello scultore toscano (1901-1988) presentate nella mostra allestita nelle salette interne di un'ala della Collezione. Per Marini così l'appuntamento con il palazzo di Peggy, dopo la tappa a Pistoia, sua città natale, è quasi un ritorno a casa, come lo è stato per la passata mostra veneziana dedicata a Tancredi, che a Ca' dei Leoni aveva studio sotto l'occhio vigile della collezionista. "Marino Marini passioni visive", a cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, dal 27 gennaio al primo maggio prossimi, con la partecipazione di Lavazza, offre la possibilità di seguire, attraverso decine di opere e alcuni disegni, in una decina di sezioni, il lungo percorso artistico di uno scultore che, dopo la messe di premi nazionali negli anni '30 - nel 1935 il primo premio alla Quadriennale di Roma, tra tutti - dagli inizi degli anni '50 diventa tra gli emblemi dell'arte italiana nel mondo ed entra in musei e collezioni internazionali. L'esposizione, quasi in una dimensione "domestica", visto il felice rapporto tra dimensione dei lavori e spazi, non vuole avere la funzione di dare esempio del solo fare di Marini, di un lavoro che ha creato la mitologia internazionale di un artista quasi fosse fuori dalla storia in una chiave di un 'moderno primitivo', ma intende offrire uno spunto, un momento di confronto del suo essere scultore con la storia dell'arte.
    "Confronti con i capolavori della scultura dagli etruschi a Henry Moore", senza dimenticare il '400 toscano o Picasso, è il sottotitolo della mostra e del ricco catalogo (Silvana). Cosi, accanto ai cavallini di Marini ci sono piccole sculture antiche, accanto a volti (di cui l'artista toscano era maestro) lavori del primo rinascimento, alle statue del nuotatore o del pugile sculture di Arturo Martini e Giacomo Manzù. Per i curatori, l'essere posto fuori dalla storia ha impedito per anni di analizzare il confronto-incontro di Marini con l'arte dei suoi anni e ancor più con le opere antiche che furono invece costante fonte di ispirazione per elaborare il nuovo. Non è un caso, quindi, che l'ingresso alla mostra presenti anche una testa di uomo d'epoca etrusca e nell'ultima sala ci sia Picasso, con un dipinto del 1953. (ANSA)

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