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Stanza segreta di Michelangelo, nuovo sold out e nuova proroga

In 3 giorni esauriti ingressi: altri 30 giorni di apertura

Redazione Ansa

Un altro mese ancora per visitare la stanza segreta di Michelangelo al Museo delle Cappelle Medicee. I 90 ulteriori giorni di tempo - da aprile a giugno 2024 - per visitare il piccolo ambiente attiguo alla Sagrestia Nuova, annunciati giovedì scorso dal direttore generale Musei Massimo Osanna, che ha assunto la direzione ad interim dei Musei del Bargello, in seguito all'esito positivo del monitoraggio ambientale, sono andati completamente esauriti in appena tre giorni. Per questo motivo, in accordo con i funzionari dei Musei del Bargello, Osanna ha deciso di prolungare per un altro mese ancora - fino al 31 luglio - e con le medesime modalità, l'apertura sperimentale della stanza segreta.
    Le prenotazioni per il mese di luglio, attive a partire da giovedì 25 gennaio, daranno la possibilità ai visitatori di accedere - a gruppi contingentati di massimo 4 persone alla volta - al piccolo e suggestivo ambiente contenente una serie di disegni attribuiti al Buonarroti scoperti nel 1975 dall'allora direttore Paolo Dal Poggetto. La stanza, aperta per la prima volta in modo regolamentato ai visitatori a partire da metà novembre scorso, è lunga 10 metri e larga 3, alta al culmine della volta 2 metri e 50 e contiene una serie di disegni murali di figura, tracciati con bastoncini di legno carbonizzato e sanguigna, di dimensioni varie, in molti casi sovrapposti, che dal Poggetto attribuì per la maggior parte a Michelangelo.
    L'allora direttore ipotizzò che l'artista si fosse lì rifugiato nel 1530, quando il priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta del papa Clemente VII, infuriato perché l'artista - durante il periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città - aveva militato come supervisore delle fortificazioni per il breve periodo di governo repubblicano. Ottenuto il perdono della famiglia, dopo circa due mesi Michelangelo tornò libero e riprese i suoi incarichi fiorentini, fino a quando nel 1534 abbandonò la città per Roma.
    I disegni, ancora oggetto di studio, secondo la tesi di Dal Poggetto furono realizzati durante il periodo di 'auto-reclusione' dell'artista che sui muri della piccola stanza avrebbe 'abbozzato' alcuni suoi progetti.

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