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Sicilia, isola mai vista, foto di Nifosì

Foto dall'alto di siti, città, isole e vulcani a Modica dal 7/12

Redazione Ansa

CATANIA - Dai profondi abissi blu delle sue isole, alle vertigini innevate delle montagne; dal rigore assiale delle geometrie urbane, all'abbraccio rotondo e matematicamente perfetto dei teatri di pietra; dalla scarnificazione estrema delle isole all'energia primordiale dei vulcani, fino al silenzio rarefatto e remoto di siti archeologici e preistorici. Sono le foto aeree di Luigi Nifosì esposte nella mostra con "Sicilia, l'isola mai vista" a Modica dal 7 dicembre al 6 gennaio in due sedi: nell'ex convento del Carmine e nella Fondazione Grimaldi. Sono oltre cento scatti in formato 100x70 centimetri selezionati dall'archivio di immagini realizzate negli ultimi vent'anni da elicotteri di carabinieri e guardia di finanza. La mostra ha quattro sezioni: archeologia, città, isole e vulcani.
    Una mappatura pressoché completa, quella con cui Nifosì, da trent'anni documenta per gli studi di soprintendenze e atenei l'immenso giacimento dei tesori dell'arte, dell'urbanistica e della natura siciliana: un mosaico di fotogrammi che, insieme, ricompongono nelle sue mille sfaccettature l'anima millenaria e multiculturale dell'isola più grande del Mediterraneo. Ci sono alcuni scatti inediti di siti archeologici e preistorici semisconosciuti come Mokarta (Salemi, Tp), Palikè (Palagonia, Ct), Monte Adranone (Sambuca di Sicilia, Ag), Monte Jato (San Giuseppe Jato, Pa), Monte Turcisi (Castel di Iudica, Ct) e Tapsos (Priolo, Sr): sono acropoli, agorà, piccoli villaggi che ai profani possono apparire semplici composizioni di ruderi ma che, nella prospettiva insolita della visione aerea, diventano per ricercatori e laureandi in beni culturali un nuovo ed eccitante stimolo di studio, confronto e approfondimento. I saggi introduttivi alla mostra di Modica sono affidati allo storico contemporaneo Uccio Barone e allo storico dell'arte Paolo Nifosì ed esplorano e approfondiscono inoltre il valore culturale, artistico e persino sociale di questa lunga e appassionata indagine del fotoreporter sciclitano: l'ennesima opportunità di conoscere meglio lo sterminato patrimonio paesaggistico e culturale che possiede la Sicilia.(ANSA).
   

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