Regioni

Maddalena tra peccato e penitenza

50 opere dal '200 ad oggi a cura di Vittorio Sgarbi

Redazione Ansa

LORETO (ANCONA) - Sacra e profana, peccatrice e penitente, cortigiana e discepola fedele. I tanti volti di Maria Maddalena, racchiusi in 50 opere dal '200 ai giorni nostri, figurano fino all'8 gennaio 2017 a Loreto nella mostra curata da Vittorio Sgarbi 'La Maddalena, tra peccato e penitenza'. Provocante e raffinata nel Polittico di Montefiore dell'Aso di Carlo Crivelli (1450 circa), estatica e sensuale nel quadro di Guido Cagnacci (1640 circa), dolente e piangente nella terracotta di Guido Mazzoni (1485 circa) e nell'affresco staccato di Ercole de' Roberti (1490 circa), ispirata e senza tempo nella tela di Carlo Dolci (1664 circa), la santa non ha mai smesso di ispirare gli artisti.
''Merito dell'ambiguità del sua figura - ha detto Sgarbi - pari a quella di San Sebastiano, di una bellezza così simile a quella femminile, che premia, diversamente da altri santi, tutte le mostre a lui dedicate''. Un'ambiguità che si ritrova non solo nell'iconografia della Maddalena, ma anche nella storia del suo personaggio. ''Nei vangeli canonici - ha spiegato mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di Loreto - Luca la ricorda tra le donne che seguivano Gesù e gli apostoli, specificando che da lei 'erano usciti sette demoni': poteva significare che era affetta da gravi malattie, ma non è mai ricordata come una peccatrice.
Non è dunque la donna che lava i piedi di Gesù nel vangelo di Luca, né l'adultera salvata del vangelo di Giovanni. La sua iconografia attinge in gran parte dai racconti fantasiosi e leggendari dei vangeli apocrifi, resi popolari attraverso la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine tra il 1260 e il 1298 e finisce con l'incorporare simbolicamente diverse figure di donna''.
''Uno 'sbaglio' - ha scherzato Tonucci - commesso anche da Papa Francesco nelle sue preghiere per l'anno giubilare''. ''Uno sbaglio - ha rincarato Sgarbi - fatto anche da Gregorio Magno sulla base dei testi orientali''. Così, nella mostra la Maddalena appare ora come penitente, nei quadri di Orazio Gentileschi (1614) e Guido Reni (1639), ora in estasi come nella tela di Ignazio Stern (1725) di proprietà di Sgarbi, con un angelo che gli dona una rosa ''con un gesto quasi amoroso - afferma il curatore -, tanto che l'attore Peter O'Toole, da cui l'ho acquistata, mi ha confessato che la esponeva coprendo il teschio che la santa reca in mano per non disturbare l'immagine del dialogo d'amore tra i due''. Persino Antonio Canova, di cui a Loreto sono presenti alcuni disegni della fine '700, non si sottrae al fascino della santa, come pure Simone Martini (Maria Maddalena 1320), Luca Giordano (Maddalena con il crocifisso - 1660), Palma il Giovane (Crocefissione - circa 1500), Andrea Sacchi (Le tre Maddalene - 1634), Guido Reni (Maddalena penitente - circa 1600), fino ad Antonio Cavallucci (Maddalena penitente - 1787) e ad Ottavio Mazzonis (La Maddalena - 1986).
La mostra sulla santa, definita da Papa Francesco, che gli ha intitolato anche una festa, 'apostola degli apostoli', fa parte delle sei iniziative che la Regione Marche, a fianco della Cei e della Prelatura di Loreto, ha voluto dedicare, unica in Italia, al Giubileo della Misericordia. Nell'occasione, Sgarbi ha citato anche la futura mostra su Cola dell'Amatrice con opere del maestro provenienti dalle zone terremotate che sta organizzando a Mantova, Milano, l'Aquila e Ascoli Piceno. ''Per non dimenticare - ha detto - l'eredità culturale delle città colpite dal sisma'

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