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I marmi Torlonia in trasferta a Milano, in attesa del tour

Collezione esposta ai Capitolini dal 25/5 alle Gallerie d'Italia

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 05 APR - Il maestoso sarcofago consolare della via Ardeatina, il colossale Dacio prigioniero, il delicato profilo della Fanciulla da Vulci. Protagonisti di una spettacolare esposizione romana prolungata di oltre un anno per gli stop and go imposti dalla pandemia, arrivano dal 25 maggio a Milano 96 marmi della Collezione Torlonia, in scena fino al 18 settembre alle Gallerie d'Italia, prima tappa di un tour internazionale la cui definizione, causa guerra, è ancora in itinere sempre in attesa che la celeberrima raccolta di statuaria antica, tra le più importanti al mondo, trovi finalmente la sua sede definitiva nella capitale.

 

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Nata da un accordo tra istituzioni pubbliche e private (il MiC la Fondazione Torlonia, il Comune di Roma e il contributo di Bulgari per i restauri), la rassegna, curata da Salvatore Settis e Carlo Gasparri, offrirà nella tappa milanese un nuovo percorso, articolato in cinque tappe, nel quale troveranno posto anche opere recentemente restaurate, tra cui i ritratti di Domiziano e di Antinoo. Oltre ad un momento finale dove l'Ercole in 122 pezzi già esposto a Roma dialogherà con la scultura della Leda con il cigno per raccontare le sfide che deve affrontare il restauro contemporaneo.
    Il fil rouge rimane lo stesso ed è quello di una cronologia a ritroso sulla storia del collezionismo, con l'idea di mettere in luce la storia favolosa e importantissima del Museo Torlonia alla Lungara, che il principe Alessandro Torlonia fondò nel 1875 per accogliere quella che è stata definita la "collezione delle collezioni", decine e decine di busti, rilievi, statue, sarcofagi ed elementi decorativi, in tutto oltre 620 capolavori della scultura antica, ma anche testimonianze di uno spaccato altamente rappresentativo della storia del collezionismo di antichità nella Roma che va dal Quattrocento all'Ottocento, un tesoro del quale l'esposizione in tour costituisce di fatto solo un assaggio in vista dell'agognata riapertura del museo sancita dall'accordo del 2016.

 

 

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 Nell'attesa di poter godere di nuovo di quella meraviglia in tutta la sua completezza l'appuntamento milanese è di quelli da non perdere. "Ogni opera è meritevole, ma tutte insieme costituiscono un racconto coerente sulla formazione della collezione - spiegava Settis inaugurando la mostra a Roma nella nuova sede dei Capitolini a Villa Caffarelli - Il classico non è qualcosa di polveroso, ma qualcosa che si muove. Più lo conosciamo più ci appare diverso". (ANSA).
   

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