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Palazzo Barberini diventa 'Museo mobile'

Meno opere e grandi temi. Nuovo allestimento debutta in 10 sale

Redazione Ansa

ROMA - I grandi temi, come il Teatro e il Grand Tour. Capolavori 'riscoperti', come la Giuditta e Oloferne di Francesco Furini e le monumentali tele degli Apostoli di Carlo Maratti. O altri restaurati, come le vedute di van Wittel e la Cena del ricco Epulone di Mattia Preti, illeggibile fino a qualche mese fa. E poi finestre non più oscurate, ma 'aperte' su Roma, come quattro secoli fa, quando i Barberini immaginarono qui la loro reggia. Le Gallerie Nazionali d'arte antica si rifanno il look, con il nuovo allestimento delle 10 sale espositive del piano nobile dell'Ala sud di Palazzo Barberini, restituite tre anni fa dal ministero della Difesa che le aveva in gestione da più di 80 anni. In tutto 750 mq di nuovo spazio, prima tappa di un ripensamento generale del museo "frutto di 2-3 anni di studio", spiega la direttrice Flaminia Gennari Santori, che firma il nuovo allestimento insieme a Maurizia Cicconi e Michele Di Monte.

"Abbiamo la grande fortuna di essere i primi con tutto il Palazzo a disposizione - racconta - Prima di tutto, abbiamo voluto recuperare il corretto rapporto tra interno ed esterno di questo luogo, con lo sguardo che potrà andare da un lato all'altro del palazzo. Rendere onore a questa che fu la culla del barocco romano, raccontare la sua storia e il rapporto con la città: guardare fuori fu fondamentale nelle scelte del tempo. E poi esporre meno opere, ma allestite meglio. Quello che inauguriamo  è un modello che riguarderà tutti gli spazi. Diventerà un 'museo mobile', con alcune sale in cui le opere ruoteranno ogni sei mesi, così da invitare anche i romani a tornare più volte".

Per ora, nelle 10 nuove sale trovano posto 78 opere, a raccontare "la seconda metà del '600 napoletano e tutto il '700", senza nessuna "prima e seconda fila", ma tutte con didascalie ragionate, nuova illuminazione e allarmi e il "debutto" di sculture e oggetti dalla Collezione di arti decorative "che per mancanza di spazio non riusciamo ad esporre". Ecco allora che salendo su dalla scala del Bernini (si esce da quella del Borromini), si incontra subito la Sala del trono, con la Grande Battaglia di Costantino e Massenzio. Poi, "seguendo un ordine cronologico, ma anche tematico e il fil rouge dei cinque sensi", prosegue la curatrice Maurizia Cicconi, si incontra la Sala del Teatro e pittura con la Maria Maddalena di Cagnacci accanto alla Giuditta e Oloferne di Furini e preziose scarpe di manifattura veneziana del XVII secolo. E poi la Scuola napoletana sul tema del corpo, la Sala tutta per Mattia Preti, la Roma 1670-1750 con il tema della parola (e dell'udito) che corre dal San Paolo oratore di Maratti al busto di Clemente X del Bernini, finalmente in una collocazione da protagonista. E ancora il '700 con i ritratti di Pompeo Batoni (compreso il Don Abbondio Rezzonico, ultimo acquisto del 2016) e Pierre Subleyras, La veduta veneziana con quattro Canaletto "ad altezza sguardo, così come li aveva immaginati l'autore"; La veduta romana con quattro tempere e quattro olii di van Wittel, che immortalano la Roma del tempo proprio nella sala del Palazzo con i più begli affacci sulla città, fino al Grand Tour e alla Donazione Lemme.

Un nuovo respiro, che il prossimo autunno rinnoverà anche le sale dei pittori caravaggeschi, mentre "al secondo piano - dice la Gennari Santori - trova posto il museo laboratorio con sei sale tematiche a fruizione di docenti e studenti. Ci piace pensare a un museo che ha tanti pubblici e a ognuno si rivolge specificatamente. Avremo poi una nuova biglietteria, bookshop, spazi mostre e caffetteria nel cortile nord. E stiamo pensando a un percorso sulle preesistenze archeologiche".

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