Regioni

Panorama Procida, l'arte invade l'isola

Progetto di Italics con oltre 50 opere. Focus su Fontana e Buren

Redazione Ansa

PROCIDA - Ci sarà anche una delle enigmatiche tele del celebre ciclo "La fine di Dio" prodotto tra il 1963 e il 1964 da Lucio Fontana, esposta come cortocircuito artistico-filosofico per la prima volta nel contesto di un'architettura sacra, tra le oltre cinquanta opere che compongono "Panorama | Procida", mostra diffusa allestita sull'isola campana dal 2 al 5 settembre, a cura di Vincenzo de Bellis, direttore associato e curatore per le arti visive del Walker Art Center di Minneapolis. Primo progetto in presenza realizzato da Italics, il consorzio che riunisce in Italia oltre sessanta tra le più autorevoli gallerie d'arte antica, moderna e contemporanea attive su tutto il territorio nazionale, la mostra è stata pensata non solo come un percorso che lega l'esperienza dell'arte alla natura rigogliosa, tra mare e vegetazione, dell'isola e alla sua storia, ma anche come un'occasione di condivisione e partecipazione della comunità in vista del 2022, quando Procida sarà la Capitale Italiana della Cultura. Da Daniel Buren a Fortunato Depero, da Mimmo Paladino a Giuseppe Penone, da Andy Warhol fino ai giovani talenti del panorama italiano e internazionale contemporaneo: sono tanti gli artisti esposti, in un progetto capace di spaziare tra stili, materiali, soluzioni compositive e traduzioni formali che hanno caratterizzato la creatività di ogni tempo (fanno parte del percorso espositivo anche cinque performance degli artisti Robert Barry, Elisabetta Benassi, Igor Grubić, Marcello Maloberti e Adrian Paci).
    Come una sorta di mostra nella mostra, "Panorama | Procida" - che nelle intenzioni degli organizzatori costituisce la prima edizione di un appuntamento espositivo da replicare con cadenza annuale ogni volta in una località italiana diversa - propone anche due focus. Il primo è dedicato a Lucio Fontana, con l'esposizione dopo decenni di assenza della tela ovale color verde mela, segnata da squarci di varie dimensioni a disegnare una linea sinuosa, di "Concetto spaziale. La fine di Dio", presentata da Tornabuoni Arte: la tela, la più importante opera dello spazialismo di Fontana, in cui si condensa la fine e la nascita - la fine dell'arte figurativa e la nascita dell'arte spaziale - viene messa in relazione con l'"Adorazione dei pastori" di Matthias Stomer pittore seicentesco originario dei Paesi Bassi scelto per questo inedito dialogo da Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Una location particolare, la cappella di Santa Maria Regina della Purità nel complesso dell'ex Conservatorio delle Orfane a Terra Murata, accoglie le due opere, a stimolare ulteriormente un confronto che dall'arte arriva alla dimensione spirituale.
    Secondo focus, dal titolo "Italics d'Oro", vede protagonista Daniel Buren, Leone d'oro alla Biennale d'Arte di Venezia nel 1986. L'artista, che da oltre trent'anni intrattiene un rapporto molto speciale con Procida, per l'occasione ha realizzato "Autour d'une Exposition travaux in situ pour Italics" (2021), un'opera concepita come una presenza costante che accompagnerà la mostra per tutta la sua durata. Non semplice location, ma protagonista stessa dell'esposizione, Procida, abbracciando una dimensione culturale internazionale in vista del 2022, sarà pienamente coinvolta, dal porto Marina Grande sino all'antico borgo fortificato di Terra Murata, dominato da Palazzo d'Avalos (1563) un tempo cittadella carceraria. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it