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La street art di Laika in una mostra collettiva in Finlandia

Al museo Serlachius con Man Ray, Picasso, Ai Weiwei e Gauguin

Redazione Ansa

(ANSA) - MÄNTTÄ, 07 MAG - Quattro opere della street artist romana Laika sono esposte dall'11 maggio al 15 settembre nel prestigioso museo Serlachius, a Mänttä, all'interno della mostra collettiva 'Maschere. Identità Multiple dall'antichità all'arte Contemporanea'. Curata da Lorella Scacco, l'esposizione, che ospita creazioni di grandi e famosi artisti come Picasso, Gauguin, Man Ray e Ai Weiwei, indaga il ruolo della maschera nella creazione di significato, concentrandosi su tre aspetti principali; identità, travestimento e protezione. La prima opera di Laika, realizzata nel 2020, è 'Herd Immunity Is Bullshit' e ritrae l'allora premier inglese Boris Johnson nel corpo di una pecora che viene tenuto a distanza da altri tre ovini. L'opera è una critica mossa all'ex primo ministro in merito alle sue politiche per l'emergenza del Covid-19. La seconda riguarda ancora la pandemia ed è #Jenesuispasunvirus, tra le opere più celebri dell'artista e la prima al mondo sul tema pandemico.
    Laika, infatti, realizzò quest'opera quando l'emergenza sanitaria non era stata ancora classificata come epidemia.
    #Jenesuispasunvirus è una critica ai comportamenti razzisti che la popolazione cinese ha subito durante le prime fasi della pandemia: la tela ritrae la ristoratrice Sonia Hangzhou, simbolo della comunità cinese a Roma, che si protegge dal virus del razzismo e dell'intolleranza. 'Symptoms' è l'opera dedicata questa volta all'ex premier brasiliano Jair Bolsonaro, che negli anni del suo governo ha messo in pericolo l'esistenza delle popolazioni indigene del Paese, raffigurato mentre aveva contratto il virus. Accanto a lui un uomo, un indio munito di mascherina che gli misura la temperatura e spera. L'ultima opera, la più recente, è Self Portrait Against War, realizzata nel 2023, e dedicata alla guerra tra Russia e Ucraina. In questo autoritratto, l'artista decide di metterci la faccia, o meglio la maschera, per schierarsi in nome della pace e rivolgere un monito alle grandi potenze imperialiste affinché fermino le ostilità e risolvano il conflitto con la diplomazia. (ANSA).
   

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