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Oggetti da cucina e ansie pandemia in mostra di Antonio Riello

Alla Arnaud Gallery di Londra oltre 300 disegni a biro blu

Redazione Ansa

ROMA - Le ansie domestiche del tempo della pandemia raccontate attraverso oggetti e utensili da cucina in oltre 300 disegni dell'artista Antonio Riello. Esposti alla mostra 'Confined Objects' alla Danielle Arnaud Gallery di Londra, si potranno vedere fino al 10 marzo 2022. Caffettiere, bottiglie, pentole, coltelli appaiono a poco a poco come se stessero materializzandosi in una sorta di "animazione sospesa", simile a come ci si sentiva talvolta nei mesi di confinamento.
    Tutti realizzati con la biro blu, usata per la prima volta nell'arte contemporanea dal mitico Alighiero Boetti, danno vita a una sorta di tormentato e parziale reportage di quello che si potrebbe chiamare "Kitchnescape", il "paesaggio della cucina", vista come luogo antropologico prima che come laboratorio culinario. Artista eclettico, affascinato dai paradossi e dalle ambiguità della società occidentale, Riello, che vive tra Marostica, in provincia di Vicenza, e Londra, ha fatto del sarcasmo e dell'ironia le cifre stilistiche preferite della sua esplorazione antropologica. Ha esposto fra l'altro al Mart di Rovereto, al Musee d'Art Saint Etienne, al Kunsthalle Wien di Vienna, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano e alla Quadriennale d'Arte di Roma e dice di se stesso: "mi considero un 'domatore di idee'". I suoi 'Confined Objects', realizzati su carta in formato A3, ritraggono una domesticità strana e famigliare allo stesso tempo dove la cucina diventa un laboratorio amoroso e crudele.
    Le composizioni propongono "una visione disturbata, e anche un omaggio a Morandi, del confinamento e della pressione psicologica prodotta dalla pandemia" spiega Riello che propone anche delle nature morte di formato più grande utilizzando questi utensili. Alcune opere di grandi dimensioni associano la biro rossa alla biro blu e iniziano un'articolata narrativa tra l'interno della casa ed il suo esterno come accade in "Il mio primo Fontana" e "Post it".
    La mostra - curata dall'anglo-turca Huma Kabakci, che è anche la direttrice di Open Space Contemporary, importante piattaforma no profit del panorama artistico londinese - muove dall'esperienza durante i primi mesi di lockdown, nel marzo 2020, che piano piano si è trasformata in un'opera di ossessiva classificazione. Riello si è immaginato come un esploratore britannico (un po' Robinson Crusoe e un po' Charles Darwin) che finisce su un isola sconosciuta e inizia a scoprirla ritraendo minuziosamente flora, fauna e geologia. Il risultato, come spiega l'artista, è "un dizionario enciclopedico di quello che si trova nella cucina di una famiglia della tarda-modernità: la tradizione mischiata con le emergenze e le mode gastronomiche.
    Una enciclopedia aperta in cui alcuni oggetti sembrano più importanti e si prendono prepotentemente i loro spazi, altri quasi spariscono soffocati dalla presenza di cose più seduttive.
    Ma è ovviamente anche una ricerca, quasi occulta, sull'ergonomia e sul design. E anche un'ambigua certificazione visiva delle pratiche culinarie più violente: tagliare, battere, disossare, sminuzzare, cuocere in vari modi: insomma un teatro della crudeltà domestica. La casa, come sempre, inferno e paradiso".
    Parte delle opere in mostra, le ultime in termini temporali, sono state realizzate in collaborazione con Gabriele Bonato.
    (ANSA).
   

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