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L’arte verticale di Hong Kong

Gallerie, centri di cultura e spazi espositivi per artisti emergenti nei quartieri e nei grattacieli più avveniristici

Hong Kong

Redazione Ansa

HONG KONG - Veloce, frenetica, audace: Hong Kong corre verso il futuro sfruttando in verticale il proprio territorio, già gremito di grattacieli ed edifici avveniristici che svettano sempre più sottili contro le montagne. Nei pressi dei grandi centri commerciali tunnel stradali e scale mobili viaggiano verso l’alto e trasportano le persone a livelli sopraelevati, proprio come nelle città del futuro descritte nei romanzi di fantascienza. Anche l’arte e la cultura sono coinvolte in questa frenesia: nei grattacieli e in palazzi d’acciaio e vetro ideati da grandi architetti internazionali nascono distretti con gallerie d’arte contemporanea, luoghi d’asta, musei e spazi espositivi per artisti emergenti. 

Hong Kong si sta preparando a diventare la mecca del turismo culturale e artistico: nei suoi palazzi si tengono aste con capolavori battuti a cifre da capogiro; qui nascono grandi e famose gallerie d’arte contemporanea come Pace, White Cube o Hauser & Wirth e spazi espositivi collettivi di artisti emergenti come Videotage o Para Site. Sorgono nei quartieri di tendenza, da Central a Wan Chai, da To Kwa Wan a West Kowloon, quest’ultimo nuovo distretto dove gli artisti possono vivere e lavorare. Proprio qui tra qualche mese aprirà M+, il gigantesco museo d’arte virtuale realizzato dalle archistar Herzog & de Meuron, l’ultimo vanto culturale della metropoli cinese.

Le gallerie e gli spazi espositivi più esclusivi e di tendenza si raggruppano nei grattacieli più belli, come il nuovo e iconico H Queens che ospita Pace, Hauser & Wirth, Whitestone Gallery e locali alla moda come Arbor ed Ecriture. Anche nell’adiacente e storico grattacielo Pedder Building si trovano gallerie frequentatissime, come Gagosian o Pearl Lam, White Cube o Perrotin che aprono direttamente su Connaught Road.
Chi ama l’arte contemporanea orientale può recarsi nel centro culturale Asia Society o passeggiare tra gli antiquari di Hollywood Road fino all’Asia Art Archive, interessante istituzione indipendente dove si visitano mostre sul turbolento passato culturale dell’isola, passata alla Cina nel 1997. Lì accanto c’è il tempio Man Mo dove si prega e si accendono incensi in onore di Man, dio della letteratura, e di Mo, dio della guerra. E’ questo l’aspetto più interessante per chi viaggia a Hong Kong: trovare luoghi della tradizione e dello spirito che si aprono all’improvviso tra gli alti edifici dei centri commerciali e dei negozi superaccessoriati con la più ampia scelta di merci per chilometro quadrato del mondo. Hong Kong è sempre pronta a far convivere il passato e il futuro con un occhio attento, soprattutto nel design, al feng shui, l’arte taoista che costruisce e arreda in armonia con l’energia dell’universo.

E’ così che, oltre ai templi, in una sola serata si può passare da Duddell’s, vera istituzione per chi ama l’arte, un mix tra galleria, museo e ristorante, al Foreign Correspondents’ Club in Albert Road, dove i nostalgici della Hong Kong decadente rivivono l’atmosfera descritta nel celebre film “Il mondo di Suzie Wong”. Oppure possono imbarcarsi verso il delizioso e folle Jumbo Floating Palace, enorme imbarcazione-cabaret e ristorante, illuminato da milioni di lampadine e con decorazioni tipicamente cinesi. Si scoprono così le due anime di Hong Kong, i due volti che sembrano non stridere mai.

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