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Street food, il giro del mondo in trenta bocconi

Un’esperienza irrinunciabile da fare in viaggio

Redazione Ansa

BARCELLONA - Il cibo acquistato e consumato per strada, conosciuto come “street food”, non è solo un pasto economico mangiato in fretta passeggiando per la città: è un’esperienza emozionante, sorprendente e gustosa che permette a ogni viaggiatore di scoprire in pochi bocconi la cultura del popolo che lo ospita. Ogni Paese, ogni città o regione ha almeno un cibo da strada da proporre: comodo e informale, rigorosamente da tenere in un cartoccio e da mangiare con le mani, racconta le tradizioni, le abitudini e i gusti della gente. Negli ultimi tempi lo street food si è evoluto: da pasto frugale si è trasformato in cibo gourmet, creativo e accattivante, che prevede nella maggior parte dei casi l’utilizzo di materie prime sempre fresche e di qualità. La fortuna del cibo da strada è accompagnata dal moltiplicarsi dei food truck, i mezzi attrezzati, furgoni o carretti ambulanti, che sempre più spesso vengono inseriti negli elenchi dei ristoranti di successo e tra gli indirizzi turistici da non mancare quando si visita una città o un Paese. Ecco alcuni cibi di strada da provare in un virtuale e gustoso giro del mondo.

Per le strade del Messico si mangiano i “tacos”, piadine di mais e frumento ripiegate su se stesse e ripiene di carne, verdure, formaggio, pesce e legumi e insaporite con guacamole e spezie piccanti. Una variante è il “burrito”, che ha una forma più tondeggiante, ma ugualmente sfiziosa, con carne stufata, lattuga o pomodori, mais, fagioli, a volte riso e spezie e anch’esso accompagnato da guacamole e panna acida. Un altro cibo da strada diffuso è lo “elote”, una pannocchia di granturco non dolcissima arrostita sulle braci, personalizzata secondo i gusti del cliente e accompagnata da lime e peperoncino. Per mangiarla ancora calda è bene afferrarla servendosi delle sue stesse foglie. Nel nord del Paese è spesso condita con panna e formaggio mentre a Toluca e a Città del Messico la pannocchia viene fritta con l’epazote, una spezia dal gusto affumicato.

In Argentina, in Colombia e in Perù lo street food più diffuso è la “empanada”, fagottino di pasta ripieno di carne, verdure, tonno o formaggio, che può essere fritto o cotto al forno. Sulla costa peruviana è bene fermarsi nei chioschi che preparano il “ceviche de corvina”, riso fritto con un prelibato pesce del Pacifico marinato nel lime con cipolle, peperoncini e aglio. E’ gustoso ed economico.
Restando nel continente americano, in ogni città degli Stati Uniti è un must provare un “hot dog” o i tradizionali anelli di cipolla fritti che si possono mangiare in cartoccio e che vengono venduti nei chioschi ambulanti disseminati lungo le strade delle città. L'hot dog è il panino più famoso al mondo: un pane morbido di forma ovale e allungata, riempito con una salsiccia grigliata o bollita e condita con ketchup o maionese o senape e a volte anche con verdure, crauti, cipolle o formaggio.

E’ in Oriente che lo street food ha una tradizione più antica e una maggiore diffusione: il 90 percento della popolazione della Thailandia, per esempio, consuma fuori casa la maggior parte dei pasti. Se siete a Bangkok e volete provare il miglior cibo dovete recarvi nei mercati e assaggiare le prelibatezze locali solo alle bancarelle, in qualsiasi ora del giorno e della sera. Oppure potete fermarvi ai numerosi carretti ambulanti che spuntano a ogni incrocio. Da provare assolutamente sono i “khanom krok”, pankake di cocco grigliati dalle mille varianti, dolci e salate, e guarniti con scalogno fritto; gustose sono anche le zuppe di noodles con anatra o maiale. Tra gli ambulanti che si fermano per strada è facile trovare anche insetti o vermi fritti ma se preferite restare su cibi tradizionali è bene conoscere la frase “mai phet”, che significa “non troppo piccante”: vi sarà utile soprattutto se non siete abituati alle spezie thailandesi. Infine dovete provare il “pad thai”, sottilissimi noodles di riso rosolati con tofu, gamberetti, daikon salato, scalogno e uova e conditi con salsa di pesce e tamarindo. C’è anche il “pad thai kor khai” con i noodles arrotolati in una sottile omelette e una versione in cui viene utilizzato il “man kung”, il contenuto delle teste degli scampi.

Anche in Cina si mangia cibo per strada dagli ambulanti: tra l’infinita scelta meritano di essere provati i “tanghulu”, coloratissimi e lucidi spiedini di frutta immersi in uno sciroppo di zucchero caramellato indurito. Immancabili sono gli “spring rolls” involtini sottili e croccanti fatti di pasta fillo e ripieni di vari ingredienti.

Per le strade del Giappone si mangia la “Okonomiyaki o” pizza di Osaka: “okonomi” significa “ciò che vuoi”, e “yaki” vuol dire “alla griglia”; il risultato è, quindi, una piccola pizza orientale farcita di carne, pesce, verdure, uova e un’infinità di ingredienti.

Anche in India lo street food è molto diffuso ed è un mix tra i famosi piatti di carne tandoori e i curries più piccanti e speziati. I “samosa” sono dei fagottini di pasta fritta di forma triangolare, simili agli involtini primavera o agli spring rolls cinesi, mentre i “kati roll” sono gustosi spiedini di agnello con cipolle stufate, peperoncini e spezie, e scaldati sulla piastra. I migliori si gustano nei chioschi di Calcutta: sono gustosi e assolutamente sigillati per mantenere intatto l’intenso aroma.

Ingredienti e profumi simili a quelli indiani si trovano in Medio Oriente; in particolare i “felafel”, diffusi in Israele, in Giordania e in Egitto: sono polpettine di legumi speziate e fritte, a base di fave, ceci, fagioli e insaporite da cipolla, aglio, cumino e coriandolo. Nati per sostituire la carne nei giorni del digiuno che le comunità copte sono tenute a osservare, i felafel si sono diffusi tra i musulmani per interrompere il Ramadam.

Nel vicino Libano lo street food più comune è il “tabulé”, insalata a base di bulgur condita con cipolle, pomodori, menta e prezzemolo. Infine in Turchia nasce il cibo da strada più famoso in tutto il mondo: il “kebab”, disco di pane azimo arrotolato e farcito con carne di manzo e agnello, verdure e salse piccanti, e cotto su una griglia verticale. Una variante è lo “shawarma”, con carme di agnello, pecora, pollo e capra, a volte mischiate insieme.

Una versione mediterranea del “kebab” è il “pita gyros” che si consuma nella vicina Grecia: sono fettine di carne di maiale, agnello o di pollo arrostita e arrotolata in un disco di pane caldo, condito con pomodori, salsa tzatziki, cipolla e peperoni verdi o yogurt. Altrettanto diffusi sono i “souvlaki”, spiedini di carne, facilmente consumabili per strada.

Un cibo simile si mangia anche in Croazia: è il “cevapcici”, salsiccia grigliata di manzo e maiale macinato con molto aglio servita con il pane “somun” e abbinata a cipolle tagliate a dadini, peperoni rossi e melanzane o yogurt.

Altrettanto famoso in tutto il mondo è il cartoccio di “fish and chips”, pesce e patate, il classico street food che si consuma in Gran Bretagna. Diffuso in tutto il mondo anglosassone - Nord America, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa - prevede una frittura di pesce bianco o merluzzo atlantico e patatine.

Le patatine fritte sono le protagoniste del classico cibo da strada in Belgio: le “pommes frites” vengono fatte con una varietà di patate speciali, che cresce in Belgio e nel nord della Francia, chiamata “Bintje”. Le patate vengono tagliate in tre diverse misure ma sempre larghe, in modo da essere croccanti fuori e morbide all’interno; vengono poi fritte due volte a 175 gradi con olio vegetale o con il grasso bovino “Blanc de bœuf” che dà alle patatine belghe quel riconoscibile profumo.

E in Italia? Ogni regione ha uno suo diverso e caratteristico cibo che può essere venduto e consumato per strada: dagli arancini ai panini con la porchetta, dai panzerotti alle classiche piadine. Ma due sono i veri protagonisti dello street food italiano, conosciuti e amati in tutto il mondo: il gelato e la pizza.

 

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